THE HISTORY BOYS
di Alan Bennett (trad. di Salvatore Cabras e Maggie Rose)
regia Ferdinando Bruni, Elio De Capitani
con Elio De Capitani, Ida Marinelli, Gabriele Calindri, Marco Cacciola, Giuseppe Amato, Marco Bonadei, Angelo Di Genio, Loris Fabiani, Andrea Germani, Andrea Macchi, Alessandro Rugnone, Vincenzo Zampa
luci Nando Frigerio
dal 2 al 13 maggio 2012
Teatro India – Roma
The History Boys, scritto dall’acclamato Alan Bennett e riproposto qui da noi dal duo Ferdinando Bruni-Elio De Capitani (quest’ultimo anche in scena da protagonista), segue in tre ore di spettacolo le vicende che si dipanano durante un corso di preparazione agli esami d’ammissione alle ambitissime Oxford e Cambridge dell’Inghilterra thatcheriana.
Determinato a migliorare la posizione del proprio istituto nel ranking scolastico, il preside del liceo decide di affiancare all’eclettico professor Hector il giovane e più pragmatico Irwin (il convincente Marco Cacciola), studioso di storia. Hector ama la conoscenza in sé e valuta le parole preziose di per se stesse; Irwin considera le parole – e le idee di cui si fanno vettori – dei meri strumenti per ottenere lo scopo di turno. Entrambi, in fondo, lottano per il risveglio di una coscienza intellettuale in quei giovani che altrimenti non sarebbero forse in grado di guardare al di là dell’obiettivo immediato, obiettivo peraltro impostogli dalle famiglie e, più in generale, dal conformismo della società in cui vivono. Nonostante le differenze, perciò, tra i due non si accende mai una vera e propria rivalità, anche se è interessante notare la prima reazione degli studenti i quali subiscono il fascino della concretezza amorale – o immorale, a seconda dei punti di vista – di Irwin che, non a caso, nel flashforward iniziale, nei panni di consulente governativo, spiega come si possa far passare una legge peggiorativa dei diritti dei cittadini sotto processo per una legge migliorativa della libertà di tutti gli altri.
Nell’avvicendarsi delle scene assume sempre maggiore peso una trama secondaria a sfondo omosessuale: Hector viene accusato di aver molestato i ragazzi, mentre Irwin si scopre omosessuale finendo per cedere alle lusinghe di Dakin (un bravo Angelo Di Genio), il belloccio della classe, il quale è anche oggetto delle attenzioni del suo compagno Posner (l’energico Vincenzo Zampa). Questa sottotrama, sebbene serva a colorare quello che altrimenti rischierebbe di ridursi a un dibattito sull’approccio alla conoscenza e abbia il merito di dare vita alle scene più emotivamente impegnative, non sembra però tematicamente collegata con tutto il resto: per certi versi, pare quasi di assistere a due spettacoli, sebbene in qualche modo intrecciati. Sia come sia, il testo vibra anche grazie all’ottimo cast dei ragazzi (tra i quali mi fa piacere citare il simpaticissimo Andrea Germani), impegnato in più di un’occasione in giocose ricostruzioni di scene di film d’epoca e brevi numeri musicali, e sempre molto preciso.