Dove Auditorium Parco della Musica
Chi Michele Rabbia (percussioni, live electronics); Andy Sheppard (sax, effetti); Pierpaolo Ranieri (basso elettrico, effetti)
Quando 20 maggio 2015
Un grosso metronomo in primo piano scandisce il tempo, con la sua imperturbabile precisione. La sua inespressività meccanica però si perde in un intreccio di manopole e circuiti, viene filtrata da un controller elettronico e restituita al pubblico in una forma del tutto nuova. Lo zoom si allarga e l’inquadratura include porzioni crescenti di palco fino a comprendere, nell’ordine, la linea di basso – che si incastra tra le maglie dei quarti scanditi dal metronomo – e le melodie disegnate dal sax.
La sequenza iniziale delinea il percorso del concerto di Michele Rabbia (percussioni e live electronics), Andy Sheppard (sax) e Pierpaolo Ranieri (basso elettrico), che si sviluppa intorno al contrasto tra elementi ritmici e melodici. Complice forse un’equalizzazione non eccezionale, il suono del sax è spesso sovrastato dal terremoto prodotto dalle bacchette – fisiche e virtuali – da una parte e le linee distorte e i loop sovraincisi del basso dall’altra. Riff dal sapore rock si alternano a momenti di maggiore sospensione, lasciando una sensazione di attesa continua nei confronti di qualcosa che “sta per succedere”. Le composizioni si articolano in diversi momenti, in cui l’elemento elettrico-elettronico e quello acustico si compenetrano, specie per quanto riguarda l’aspetto ritmico: Michele Rabbia lavora sapientemente tanto sui campionamenti quanto sui tamburi, i piatti, le campane tibetante che compongono il suo set acustico, non disdegnando l’interazione tra i due linguaggi; come il metronomo in apertura, ogni suono è soggetto all’intervento dei marchingegni elettronici. Anche il basso e il sax sono collegati a pedaliere che aggiungono al timbro naturale effetti di diverso tipo, o creano interessanti intrecci di frasi ripetute. A volte sembra che i musicisti perdano leggermente il controllo delle macchine a loro disposizione, che si lascino prendere la mano determinando momenti in cui l’effetto – tanto nella sua accezione fisica di strumento quanto in quella di “impressione”, “sensazione” – prevale sulla musica.
Il pubblico, non particolarmente numeroso, apprezza, e il bis che i musicisti propongono è una sorta di compimento condensato di tutta l’attesa che il concerto ha generato: gli strumenti danno il massimo in termini di volume e densità di note, e scuotono il pubblico con una dose concentrata di free che forse, dato il background dei musicisti sul palco, ci si aspettava – anche in una forma più diluita e meno aggressiva – durante l’arco di tutto il concerto.