RADU LUPU: la perfezione della fragilità

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Radu Lupu in recital

Piano: Radu Lupu

  • Franck Preludio, Corale e Fuga
  • Schubert Improvvisi Op. 142
  • Schubert Sonata in la minore D 845
Dove: Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia
Quando: Venerdì 11 Maggio, ore 20.30
Info:

E’ il fascino del distacco a tradirne il dolore. Ascoltando suonare Radu Lupu vengono in mente le parole del Wertheimer di Bernhard, ne Il Soccombente: «voleva essere artista, a lui non bastava essere l’artista della propria vita, benché questo concetto racchiuda tutto ciò che può rendere felice qualsiasi persona lungimirante».

Formatosi con il venerabile maestro Heinrich Neuhaus, in quella fucina artistica dalla quale uscirono l’estro di Sviatoslav Richter e di Emil Gilels, Lupu iniziò una carriera fulminante poco più che ventenne, vincendo i tre importanti concorsi Van Cliburn (1966), Enescu International (1967) e il Concorso di Leeds (1969).

Senza lasciarsi tentare dalla ribalta del professionismo internazionale, Lupu approfondì il tocco, forgiò il suono, plasmando il suo lavoro musicale sulle pagine di un repertorio circoscritto: il Beethoven di mezzo, BrahmsSchumann sono stati i suoi preferiti, superati solo dall’amatissimo Schubert. Quello che si avverte, all’ascolto del suo Schubert, è un’aura quasi mistica, che annuncia l’arte matura della perfezione. Un fraseggio musicale sofferto, tessuto dai celebri pianissimo, strutturato sulla chiarezza ma sfuggente nella pura definizione, i cui colori sono specchio dell’inesorabile e del magico. La densità emotiva traspare da piccole inesattezze, che denunciano i contrasti della concentrazione e della forma fisica senza privare l’ascoltatore della pura condivisione.

A intervallare l’esecuzione schubertiana è il grande Preludio, Corale e Fuga di Franck, affrontato con sentimento appartato più che con piglio energico, coinvolgente e sfumato pur nella sua trasparenza. La Sonata D 845, dai toni misteriosi e sfuggenti, chiude un concerto in cui, mentre la riservatezza si sposa alla semplicità, non si interrompe la fatica del soliloquio e dell’espressione. Porgendoci l’assoluta perfezione della sua musica, è come se avessimo ascoltato le note di grandi, ma morbidi interrogativi.

Se ti è piaciuta questa recensione, leggi anche l’articolo sul concerto della pianista MARTHA ARGERICH qui

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Webmaster - Redattore Cinema

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