Lo scorso 6 Febbraio è stato proiettato al Nuovo Cinema Aquila di Roma Raunch Girl, un documentario sul porno indipendente. Il film narra la storia di Clara, studentessa milanese di ventun’anni, passata dal posare nuda – ancora minorenne – per alcuni siti americani, all’ideazione di un sito tutto suo, “naked army”, progetto ambizioso portato avanti malgrado le difficoltà logistiche e le ostilità dei propri genitori.
Raunch Girl, di Giangiacomo De Stefano, Ita 2011, 54’
Soggetto e sceneggiatura: Giangiacomo De Stefano, Lara Rongoni
Direttore della fotografia: Marco Ferri
Musica: Stefano Casanova
Produzione: Sonne film, La Sarraz Pictures
Clara è una ragazza di ventun’anni dalla doppia vita. Vive con sua sorella a Milano, dove studia Lettere all’università, mentre, ormai da qualche anno, si è avvicinata al mondo della pornografia informatica, spinta dal desiderio di esibire il proprio corpo. La sua esperienza ha origine durante l’ adolescenza, quando, incuriosita dal racconto di un’amica, decide di posare nuda per alcuni siti americani; da lì, il suo «amore» per la pornografia cresce fino ad alimentare l’ambizione di dare vita ad una vera e propria «rivoluzione» dell’indie-porno sul web. Il suo obiettivo consiste nel creare un proprio sito, che denominerà naked army, in cui assumere fotografi e modelle per avviare un’impresa commerciale in grande stile.
Nell’impresa coinvolge il compagno Matteo – che ha sposato a Las Vegas all’età di vent’anni – di cui cogliamo il profilo psicologico fragile e demotivato: egli è spinto alla collaborazione più da un’insoddisfazione esistenziale che da un autentico entusiasmo, il che costituisce per la coppia motivo d’attrito. Clara si sente la protagonista di una svolta epocale, ma la sua ambizione è accolta spesso da una sorta di indifferenza che ridimensiona l’entità delle sue pretese; d’altra parte, questo isolamento in cui viene a trovarsi pare incrementare il suo narcisismo, accresce il piacere di sé, la mania dell’esibizione, la convinzione di essere promotrice del desiderio di emancipazione di un esercito di donne nell’era digitale.
La sceneggiatrice Lara Rongoni – che ha collaborato per l’occasione con il regista Giangiacomo De Stefano – ha dichiarato che il loro documentario «non vuole essere un lavoro sulla conoscenza personale e sul giudizio della protagonista, quanto piuttosto una riflessione allargata sulla sua età, sull’universo femminile digitalizzato e quindi sulle sue nuove e velocissime forme di popolarità». La fama risulta infatti essere il principale movente dell’intera esperienza di Clara, che ancora oggi, come all’inizio, si chiede perché abbia fatto e continui a fare tutto ciò: «Se avessi sfogato in altro un qualche malessere», dice, «probabilmente non starei facendo quello che faccio». Non si apre più di tanto la protagonista, quando viene interrogata sulle ragioni psicologiche che sono alla base di questa sua singolare forma di realizzazione. Le intenzioni del regista sono chiare: quella di De Stefano è una ricerca finalizzata a «dare un taglio particolare, un certo punto di vista che tocchi l’idea di uno psicodramma umano». In effetti, questa idea è appena toccata, come suggerita allo spettatore, ma viene trattata marginalmente rispetto a quanto ci aspetteremmo. Intuiamo la presenza di un disagio sottostante, ma l’impressione è che si lasci più spazio alla vicenda in sé che non alla matrice sociologica e psicologica del fenomeno.
Raunch girl conserva il merito di gettare luce e indurre a riflettere su una realtà in sorprendente espansione nel mondo contemporaneo, alimentata dalla rapida ed economica diffusione delle tecnologie digitali, che nel giro di pochi anni hanno rivoluzionato il mondo mediatico, e con esso il nostro sistema di percezione, di cose e di valori. A fronte del vuoto di coscienza che percepiamo in un questa morte di Eros, c’è da chiedersi se non si sia perso in bellezza, guadagnando in immediatezza.