Il percorso della mostra Realismi socialisti. Grande pittura sovietica 1920-1970 conduce attraverso lo sviluppo di un modo di dipingere pressoché emblematico di ciò che sono stati l’Unione Sovietica e il pensiero che l’ha intessuta.
Inizialmente si partecipa al potenziamento di un moto rivoluzionario intento a sovvertire quei rapporti di forza che tanto avevano gravato sul popolo russo. Le energie innovative sono percepibili e, anche laddove già traspare l’attenzione, poi esacerbata all’eccesso, per il carattere eroico della figura del lavoratore nel suo nuovo ruolo di protagonista della rivoluzione e della storia, la patina retorica non cancella la ricerca di soluzioni originali (Alexandr Samochvalov, Donna Controllore), alleggerendo così i soggetti dal loro peso paradigmatico e proteggendoli dal divenire mero stereotipo.
Gli avvenimenti politici sopravvenuti dopo gli anni ’20 del Novecento hanno avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’arte sovietica. Il rafforzamento della posizione di Stalin, la seconda Guerra Mondiale fanno sì che del popolo russo si mostrino sempre più eroismo e potenza, espresse anche tramite la perfezione di corpi e gesta (Aleksandr Deineka, Corsa; Paracadutismo sul mare). Si coglie tuttavia come lo spirito artistico sia andato man mano fossilizzandosi, o meglio, fatto fossilizzare, in rappresentazioni sempre più rigidamente orientate verso un tentativo di indottrinamento tale da non esaltare più l’indiscutibile potenza di alcune figure, che ne risulta, anzi, quasi sminuita (Sergej Gerasimov, La madre del partigiano).
I cambiamenti avviatisi nel dopoguerra permisero a ciò che si era cristallizzato di iniziare di nuovo a scorrere. I volti severi degli eroi del popolo comunicano altro al di là dell’onore, della compostezza e del rigore: la fierezza del soldato è temperata dal dolore (Gelij Korzev, ciclo Bruciati dal fuoco di Guerra), la produttiva giornata di lavoro degli operai ne comporta i volti stanchi (Tair Salachov,Dopo il turno di lavoro), e una vita normale può lasciar trasparire la mestizia (Viktor Ivanov, Famiglia).
Il percorso espositivo dà l’impressione delle fasi di un respiro: l’iniziale aria nuova, il permanere di essa all’interno di un sistema, al punto di rimanerne imprigionata, e la sua fuoriuscita sotto forma di stanco soffio. Questo soffio ormai pesante indica come anche le idee più innovative, se irrigidite in obblighi imposti, finiscano per aver bisogno solo di un lungo riposo (Viktor Popkov,Il lavoro è finito), prima di potersi risollevare.
REALISMI SOCIALISTI. GRANDE PITTURA SOVIETICA 1920-1970
Palazzo delle Esposizioni, via Nazionale 194, Roma
11 ottobre 2011 – 8 gennaio 2012
a cura di Matthew Bown, Evgenija Petrova, Zelfira Tregulova
Immagine Viktor Popkov Costruttori edili di Bratsk, 1960, Mosca, Galleria Statale Tret’jakov.
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