regia Sharon Eyal, Gai Behar
interpreti Gon Biran, Rebecca Hytting, Mariko Kakizaky, Leo Lerus, Darren Devaney, Keren Lurie Perdes
musica Ori Lichtik
luci Thierry Dreyfus
costumi Odelia Arnold con Gon Biran, Rebecca Hytting, Sharon Eyal, Gai Behar
coproduzione Colours – International Dance Festival – Stuttgart, Germany, Sadler’s Wells – London, England, Carolina Performing Arts – The University of North Carolina at Chapel Hill, USA, Julidans – Amsterdam, Netherlands, Montpellier Danse
27 Settembre 2016, Teatro Argentina, Roma
All’interno del Romaeuropa Festival 2016, la L-E-V Dance Company di Sharon Eyal e Gai Behar presenta OCD LOVE, un lavoro sensuale ed avvolgente che racconta in maniera esplicita e molto carnale l’amore.
Tanto per la perfezione tecnica degli interpreti quanto per la bellezza compositiva ed estetica, i corpi in movimento sul palco del Teatro Argentina elargiscono una sensualità ipnotica alla platea del teatro, un lavoro tecnicamente e coreograficamente impeccabile con cambi di ritmo, fluttuazioni, densità e leggerezza miscelati alla perfezione.
OCD LOVE ci parla dell’amore in tutte le sue forme, dall’asfissia all’ipnotismo, dalla passionalità al rigetto, dalla seduzione alla passività.
I corpi degli interpreti sono messi in mostra come statue greche che godono dell’elogio e della venerazione, proprio come fossero divinità all’interno di un tempio.
C’è qualcosa di più misterioso dell’amore? C’è qualcosa di più intrigante ed appassionante? Che sia esso oscuro, puro, mancato, morboso o negato, sembra che la coreografa Sharon Eyal con la sua L-E-V Dance Company e Gai Behar vogliano rappresentare la patologia ossessivo compulsiva che provoca ironicamente l’innamoramento.
Un gallo cedrone alza la sua cresta e gonfia le sue piume per corteggiare la femmina, atto che non è troppo diverso dal mostrare un seno femminile o un pettorale maschile.
La musica composta appositamente da Ori Lichtick, a tratti spezzata, a tratti acquosa, crea un’atmosfera elettronica densa di una carica energetica pesante e coinvolgente che lo spettatore non può fare a meno di percepire tutt’intorno.
La regia ben curata non ha avuto grosse falle, esclusa l’eccessiva pesantezza del cambio ritmo da incalzante a troppo debole, in momenti chiave dello svolgimento.
Thierry Dreyfus – curatore del suggestivo disegno luci – ha creato un ambiente “urbano underground contemporaneo” sul palco del Teatro Argentina senza alcuna difficoltà, portando il pubblico in una metropolitana di una capitale qualsiasi, mentre assiste come spettatore esterno ad un gioco di sguardi fra sconosciuti che tentano l’approccio, esattamente come fanno alcune popolazioni tribali attraverso rituali per scegliersi il compagno all’interno della comunità.
OCD LOVE ha fatto venire voglia al pubblico di perdersi nelle dinamiche dell’amore e della seduzione.