direzione, coreografia, scenografia Wim Vandekeybus
musiche originali, paesaggio sonoro David Byrne “Fuzzy Freaky” remix DJ Food
danzatori Rob Hayden, Eddie Oroyan, Yassin Mrabtifi, Guilhem Chatir, Grégoire Malandain, Luke Jessop, Luke Murphy, Flavio D’Andrea, Knut Vikström Precht, Cheng-An Wu, Baldo Ruiz
assistente coreografia Iñaki Azpillaga, German Jauregui
assistente artistico Greet Van Poeck
costumi Isabelle Lhoas assistita da Isabelle De Cannière
coordinamento tecnico Davy Deschepper
luci Francis Gahide, Davy Deschepper
suono Bram Moriau
direttore di palco Tom de With
produzione Ultima Vez
coproduzione KVS (Bruxelles, BE) Coproduzione 1999 Teatro Comunale di Ferrara, Festival d’ estiú Barcelona Grec ’99, Luzerntanz e KVS
12 ottobre 2016, Teatro Argentina, Roma
La trentunesima edizione del Romaeuropa Festival ospita il grande coreografo internazionale Wim Vandekeybus con il revival di un lavoro del 1999: In spite of wishing and wanting, con musiche originali di David Byrne.
La scena del maestoso Teatro Argentina spogliata del suo fondale diventa un luogo misterioso, popolato da creature che comunicano con i loro corpi, sospese fra una realtà di sogno e follia, di perenne ricerca. Un’atmosfera scura aleggia su di loro, che diventano esseri di luce capaci di divorare il palcoscenico. Il dialogo che creano fra loro li trasfigura in bestie voraci e libere: sono le proiezioni del sogno ribelle di un uomo che è divorato dal desiderio insaziabile ed incolmabile, la sehnsucht dei romantici ottocenteschi, il bisogno di possedere in sé le qualità universali del mondo e di chi lo abita per poter sapere, gustare, vedere tutto. Una storia che racconta della curiosità di tutti gli esseri viventi, da quelli guidati dal solo istinto a coloro che vorrebbero possederne anche un pizzico in più per non farsi ostacolare dal troppo pensare.
In spite of wishing and wanting ci fa addentrare in un ambiente onirico costruito dalla sapiente mano registica di Wim Vandekeybus, il quale dirige undici danzatori dalle doti straordinarie ed estremamente peculiari. La coreografia è dinamica ed eseguita alla perfezione e vede l’interagire fra gruppi o duetti, assoli, momenti di sospensione corali di grande intensità. La sensazione che si ha osservando l’esecuzione è che tutto accada improvvisamente, come un avvenimento straordinario capace di modificare il corso del tempo.
Il tappeto sonoro creato da David Byrne si insinua sotto la pelle di quei corpi soggetti a continue metamorfosi esplodendo poi in variazioni musicali accattivanti ed ironiche. I diversi interpreti mettono a confronto l’essere umano e la bestialità dell’animale, da lui dimenticata perché elevatosi ad un livello superiore tramite la ragione: ma se da un lato vediamo un uomo sapiente che come un custode tiene prigionieri cavalli bramanti la libertà, dall’altro notiamo come osservarli lo renda sempre più impaziente di riesumare i suoi feroci istinti. Nel mondo del sogno, dove il subconscio dialoga attraverso complessi simboli, queste dinamiche di lotta, d’amore, di fame e d’incubo sono estremamente reali, e tali diventano sul palcoscenico dell’Argentina per la durata dello spettacolo, un lavoro che, a quasi vent’anni dalla sua creazione, resta molto attuale e coinvolgente. Da togliere il fiato.