Dal 30 Novembre 2013 al 25 Gennaio 2014, la galleria d’arte contemporanea Wunderkammern presenta Supervised Independence , mostra che accoglie le opere dell’artista francese Rero.
Artista: Rero
Titolo: Supervised Indipendence
Luogo: Wunderkammern, via Gabrio Serbellioni 124, Roma
Dal 30 Novembre 2013 al 25 Gennaio 2014
Quella di Rero è una ricerca sul linguaggio e attraverso il linguaggio: Supervised Indepedence è ossimoro della contraddizione irreversibile della società post-moderna, metafora del consumismo dell’immagine come negazione dell’immagine.
L’arte concettuale dell’artista coglie l’immanente opposizione e, audacemente, si prende il difficile incarico di superarla: attraverso l’immagine negata, che l’artista riproduce cancellando sistematicamente con una linea nera le sue opere, Rero lascia allo spettatore la possibilità di interrogarsi su stesso, di decidere su quale lato della linea soffermarsi, e ciò vuol dire rimettere nelle mani dell’arte la possibilità autentica che l’umanità possa ritrovare, attarverso la sua costitutiva sensibilità, il cammino verso la costruzione di una nuova collettività. Una ricerca, quella di Rero, che parte da un acronimo WYSIWYG – What You See Is What You Get – (Ciò che vedi è ciò che avrai), evidente richiamo interattivo dove le scritte macroscopiche in Verdana obbligano l’osservatore a esprimere giudizi, ad aprirsi a ciò che non è passivimante riformulabie, al confronto con se stessi e con l’Altro: così è l’artista che, in nothing to see here ci dice espressamente di non ricercare più la rassicurante rappresentazione figurativa, perchè lì non c’è più niente da vedere, semmai c’è da interrogare ed interrogarsi e questo perché per Rero, come si legge su un lenzuolo steso su uno stendino di legno, Man is what he hides.
Porsi delle domande per poi intraprendere un progetto di ricomposizione etica e sociale comporta necessariamente un confronto con il passato che non può che attingere al presente: dalla provocazione su parete di decorazione post-antica, alle opere realizzate su antichi codici giuridici di debito e diritto pubblico del regno d’ Italia, fino alla lavorazione di un antico libro in lingua italiana dove l’artista pone la sua firma scrivendo e poi cancellando obsolescenza programmata, Rero ci traghetta verso tematiche attuali come in meglio appassionato di belle ragazze che di gay…o nella serie di piatti di porcellana raffiguranti gli ultimi due papi dove Rero applica la scritta La fede non è una cosa decorativa. Se l’uomo non è in grado di superare il suo passato, o come recita un altra opera dell’artista la sua damnatio memoriae, non ci si stupisce più se nothing changes: l’arte è sempre di più schiava dei modi di produzione, del consumismo e della fruizione controllata e spesso mediata dalla comunicazione pubblicitaria.Dal 30 Novembre 2013 al 25 Gennaio 2014
Per questo l’intera esperienza artistica di Rero non può che chiamare ad un risveglio, perché, una volta annunciata e ripetuta la tragica deriva culturale attraverso sei sciarpe con su scritto cultures serves capitalism, sarà, anche per l’artista, la cultura stessa a rivelarsi, nello stesso tempo, l’unico mezzo in grado di uscirne rompendo prepotentemente la rigidità degli schemi in cui da troppo tempo è stata soffocata.