“Tutto finisce male. Anche quando la creatura umana si eleva sulla sua inferma natura e supera i suoi istinti, le sue follie, la sua caducità e si sublima… Anche allora, se non altro perché non vi è fuoco che non sia di paglia, anche allora tutto finisce male”.
La letteratura agisce come metafora della realtà: una realtà anomala, fuggevole nelle sue insite contraddizioni, così estreme che paiono coincidere; così misteriose e arcane che tolgono potere alla ragione che nulla può in un mondo in cui il caso domina.
La lingua accompagna perfettamente ed instancabilmente queste zone d’ombra, questa volontà di spiegare l’inspiegabile per svelare la verità ultima dell’esistenza.
Con una prosa incalzante, Landolfi conduce il lettore in un valzer di sensazioni stravaganti, ora di smarrimento, ora di stupore.
I racconti sembrano danzare muovendosi diversamente, tutti, però, seguendo la stessa melodia, la melodia del caso, della possibilità, una melodia che conduce alla morte. Così ne La mattinata dello scrittore questo desiderio di senso, senso di scrivere, di comporre, di vivere, si risolve in un gesto letale, che non lascia alternative. L’uomo si arrende davanti all’insensatezza. E se lo scrittore si spegne con un atto di volontà che non vuole compromessi, il giocatore de Il calcolo delle probabilità si concede delle possibilità di salvezza: il caso deciderà per la sua vita e per la sua morte.
Tutto appare precario, tanto i dialoghi che sottolineano l’infinita frivolezza dell’esistenza, quanto le narrazioni che raccontano situazioni controverse: tutto è contraddittorio.
Si lotta forzatamente per qualcosa, per poi ottenere tutt’altro, senza metodo.
In Vendetta punitiva la giustizia punisce, decreta la vita o la morte dell’uomo: tutto è incerto perché chi decide, in nome di quella giustizia super partes, è il primo trasgressore. Il giudice, vittima anch’egli dell’umana finitezza che incappa nell’errore, decide la morte di colui che tutto tenta per discolparsi e, infine, impone la vita a chi ne brama la fine. L’uomo che si arrende e insiste affinché la giustizia intervenga a concludere la sua esistenza fallimentare, è salvo!
L’inconciliabilità del volere umano e della volontà del caso determina malessere, vendetta, disprezzo: lo stesso disprezzo arde nel protagonista de L’eterna provincia. La sua smania di vendetta, dettata da un’iperbolica misoginia, finisce per piegarsi la sentimento. L’odio si trasforma in amore.
Ancora una volta… Nonostante il bene sembri vincere il pessimismo antropologico… No…
“Tutto finisce male.”
IN SOCIETA’
di Tommaso Landolfi, Adelphi edizioni, Milano 2006.
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