di Flavia Mastrella Antonio Rezza con Antonio Rezza e con Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara A. Perrini, Enzo Di Norscia (mai) scritto da Antonio Rezza habitat di Flavia Mastrella assistente alla creazione Massimo Camilli disegno luci Mattia Vigo organizzazione Stefania Saltarelli macchinista Andrea Zanarini una produzione TSI La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello – Fondazione TPE –- RezzaMastrella Dal 9 dicembre 2015 al 17 gennaio 2016 Teatro Vascello, Roma
Dissacrante guitto nostrano, irriverente satiro, straordinario performer e autore, sono solo alcuni degli appellativi che si possono accostare ad Antonio Rezza, geniale inventore di se stesso, che è tornato alla ribalta con il suo nuovo folle lavoro teatrale. Accompagnato dalla sua inscindibile compagna artistica, Flavia Mastrella, ha solcato il palco di un Teatro Vascello sold-out per la prima romana di Anelante.
L’artista della provincia romana, che ha forgiato il suo personaggio nel tempo attraverso il teatro, la televisione e il cinema, rendendolo inconfondibile e inimitabile, dalla voce metallica e cangiante, dalle mille facce o maschere, dall’uso sapiente di un corpo longilineo e plastico, ha riconfermato con questo spettacolo tutta la sua versatilità e la voglia di andare controcorrente. Il suo teatro non si piega – e non si è mai piegato – ai meccanismi economici e stilistici del mondo teatrale, e si veste di una libertà che solo i grandi artisti possono avere. La sua comicità non è mai scontata, ma è immaginifica e delirante.
In Anelante si fa accompagnare da quattro bravissimi interpreti che tessono le dinamiche geometriche e satiriche di un meccanismo perfetto. Dietro ogni movimento, ogni parola, c’è uno studio attento e millimetrico, una base chiara e ordinata dove poter inserire il disordine, il caos danzante di una mente eccentrica.
L’habitat creato dalla Mastrella, dal bianco e nero optical quasi ipnotizzante, è essenziale, quasi bidimensionale. All’interno si inseriscono i volti e i “culi” degli interpreti che abitano quelle scene in maniera quasi televisiva.
Nello spettacolo Rezza vomita tutto il suo disprezzo velato, anzi direi ottimamente coperto, dalla sua ironia genuina e unica. Le sue divagazioni toccano l’umanità intera. Dalla politica alla famiglia, dalla religione al cinismo fino ad arrivare a se stesso e alla sua proverbiale loquacità. Ognuno ha la sua dose di dissacrante ironia. In quasi due ore di spettacolo la sua “logorrea” non viene mai intaccata, il suo essere completamente dentro e completamente fuori la scena gli permette di improvvisare con straordinaria naturalezza e di richiamare anche, nel bel mezzo del momento più “hard” dello spettacolo, degli spettatori che andavano via, forse inorriditi da cotanta libertà di espressione, e di rendere ancora più esilarante il tutto.
Questo artista anarchico nella scrittura e nella interpretazione, si rivela essere meticoloso e preciso nella messa in scena, così da rendere i suoi spettacoli delle lucide allucinazioni, delle sacre profanazioni .
In scena fino al 17 gennaio, assolutamente da non perdere.