Riccardo Cavallo: L'eredità di Eszter

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Dal 2 al 24 febbraio 2013 in scena al Teatro Stanze Segrete il nuovo spettacolo di Riccardo Cavallo L’eredità di Eszter, tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore ungherese Sandor Marai. La scena è percorsa dai pochi personaggi che occupano la vita di Eszter, una donna da vent’anni in attesa di smettere di esistere e cominciare a vivere.

L’eredità di Eszter

Regia di: Riccardo Cavallo
Tratto dal testo di: Sandor Marai
Con: Claudia Balboni, Nicola D’Eramo, Martino Duane, Elisa Pavolini
Collaborazione artistica: Oreste Baldini
Costumi: Claudia Balboni
Sartoria: Bice Minori
Scenotecnica: Stefano Massai
Luci: Marco Maione
Regista assistente: Annalisa Biancofiore

Dal 2 al 24 febbraio 2013 – Teatro Stanze Segrete, Roma

E’ nel momento stesso dell’ingresso in sala che si entra a far parte dell’ultimo spettacolo diretto da Riccardo Cavallo. La sala del Teatro Stanze Segrete è arredata come lo studiolo di un’antica villa di campagna: un tavolo di legno con su acquerelli e fogli preparati ad accogliere la pittura, e delle sedie, che si confondono con quelle riservate agli spettatori. Ed un altro elemento colpisce le narici del pubblico: un intenso e dolce profumo di fiori essiccati. E’ in questo modo, tanto sottile quanto efficace, varcando la soglia del teatro ed trovandosi immersi in una nuvola di odori, che si entra nella vita di Eszter. E come il pubblico, in maniera silenziosa e distaccata, sembra vi siano entrati anche tutti coloro che questa donna ha incontrato nel corso della sua vita: una serafica ed impassibile Eszter, interpretata da Claudia Balboni, sembra non curarsi di persone o eventi che hanno affollato la sua esistenza. Nonostante gli avvenimenti accaduti, nonostante gli uomini incontrati dopo l’inizio del suo amore impossibile per Lajos, Eszter era rimasta ferma, quasi passiva allo scorrere dell’esistenza: bloccata in una moralità ferrea costruita a sostegno dell’attesa.

La vicenda di Eszter è il racconto di una donna che ha scelto la via della sopportazione piuttosto che la ribellione romantica ad un amore impossibile. E così, meglio aspetta sicura che l’attesa terminerà ed il lieto fine riservato a lei dal Destino, arriverà. Sembra distante la scelta della protagonista, per noi così avvolti ancora oggi dal fascino per la platealità degli amori romantici e per l’irriverenza che l’uomo novecentesco ha nutrito nei confronti del Fato. Ma l’attualizzazione del dilemma di Eszter è presto rivelata: quanti Giovanni Drogo, quante Eszter, percorrono i marciapiedi della metropoli ogni mattina alla stessa ora diretti nello stesso posto, aspettando, rassegnati allo scorrere dei giorni, semplicemente perché le circostanze non sono favorevoli – e quando mai?, direbbe Giovanni Lindo Ferretti -? Il problema di Eszter è il problema del nostro tempo: districarsi in un meccanismo che con poco sforzo trasforma la Vita in mera esistenza.

Accanto a Claudia Balboni compare Martino Duane nei panni di Lajos: l’esatto opposto di quella donna piena di carattere che è Eszter, e forse proprio questo li rende tanto vicini. Lajos è l’impersonificazione del vitalismo sfrenato, è un uomo che si guarda come protagonista del grande palcoscenico che è il Mondo, sempre proiettato alla prossima azione da compiere e separato totalmente da quella presente. «L’uomo è responsabile soltanto delle sue intenzioni… L’azione, che cos’è? E’ sempre una specie di sorpresa arbitraria. Uno sta lì e si guarda mentre agisce. Colpevole è l’intenzione. E le mie intenzioni sono sempre state ottime…» afferma. Lajos è un essere in fieri, dirompente e contraddittorio: attrae e ferisce, cattura imprescindibilmente simpatia ed antipatia. Le gesta di Lajos fluiscono inarrestabili e irrispettose per chi lo circonda. Lajos è la Vita stessa forse: è quella mutevolezza spietata e confusionaria, tanto fuggita e desiderata da Eszter, e da coloro che come lei la spiano dallo spiraglio di una porta socchiusa. Ma la Vita, Eszter lo sa bene, è una sirena al canto della quale, alla fine, non si può non abbandonarsi.

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Redazione

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