traduzione di Ilide Carmignani
regia Riccardo Massai
con Maria Paiato
produzione Archètipo
22 Gennaio 2017, Teatro India, Roma
Amuleto è un’opera tratta dall’omonimo romanzo di Roberto Bolaño, uno dei più importanti scrittori latino-americani, che racconta la coinvolgente storia di Auxilio Lacouture.
La messa in scena è di un monologo a più voci di circa un’ora e mezza che tiene letteralmente ipnotizzati gli spettatori, grazie al magnetismo delle parole e la bravura di Maria Paiato. Il teatro è nudo davanti a noi, la scena è spoglia e tetra, l’unica nota di colore è Auxilio – Maria Paiato – con i suoi vestiti sgargianti, che con un bicchiere in mano, racconta entusiasta al pubblico la sua storia.
È un racconto senza tempo e senza spazio che ci trascina dentro la memoria di Auxilio, della sua gioventù di quando era ragazza; i suoi ricordi sono confusi, frantumati, e sembrano tutti perdersi e disgregarsi il giorno 18 settembre 1968, giorno in cui l’Università di Lettere e Filosofia di Citta del Messico venne sgombrata dai reparti antisommossa: un evento talmente forte e drammatico da segnare per sempre la vita della giovane, per la quale non troverà mai una spiegazione.
Auxilio, proclamata madre della poesia messicana, racconta la sua storia con ironia ed entusiasmo, ma anche con rabbia e frustrazione: in alcun momenti sembra chiedere consiglio e conforto agli spettatori in sala, trasmettendo un’umanità intensa e schiacciante.
Il tema della vita di questa donna è solo uno: l’amore per la poesia che è allo stesso amore autentico e totale per la vita, intesa con tutte le sue sfumature di dolore, apatia, gioia e soddisfazione.
Le luci di scena accompagneranno il viaggio di Auxilio all’interno della sua memoria, cambiando di colore ed intensità a seconda dell’emozioni di quest’ultima, fondendo completamente in questo modo l’atmosfera con l’attrice.
L’interpretazione di Maria Paiato è stata senza esagerazione alcuna perfetta: Auxilio non è un personaggio recitato, ma una persona in carne e ossa, una ragazza giovane, un’amante dell’arte e degli artisti, nelle sua parole non c’è un briciolo di finzione.
Lo spettacolo sembra volerci lasciare con un messaggio: può la bellezza della poesia, dell’arte, della gioventù, fronteggiare e sconfiggere la parte oscura dell’uomo, quel vaso pieno di orrori che nessuno ha il coraggio di guardare e che, se rovesciato, riversa la sua distruzione devastando la vita?
Cosa può rimanere di tutto quest’amore, una volta che la guerra, il dolore e la pazzia sembrano aver completamente trionfato sulla vita?
La risposta sembra essere amara e triste: quello che resta sono solo le lacrime e una solitudine difficile da sopportare.
Eppure Auxilio sul finale ci confida che avremmo sempre un amuleto in grado di proteggerci dalle ombre di noi stessi, un amuleto fatto dal canto di bambini, che sognano il futuro ridendo felici, quello è il nostro amuleto in grado di far rinascere l’amore per la vita.