Durante il Riff è stato presentato, nella sezione Documentariff National Competition, il doc. Autobiografia dell’Università italiana, una interessante ripresa della protesta studentesca contro l’approvazione della legge Gelmini condita dall’intervento di alcuni ricercatori e famosi professori italiani.
Autobiografia dell’Università italiana, di Piero Balzoni, Ita 2012, 52′
Sceneggiatura: Piero Balzoni
Fotografia: Paolo Tommasini
Montaggio: Anna Zanconato
Musica: Valerio Vigliar
Suono: Anna Zanconato
Produttori: Elda Ferri e Roberto Faenza
Produzione: Jean Vigo Italia srl
Interpreti: Francesco Alberoni, Umberto Galimberti, Margherita Hack, Andrea Ichino, Francesco Sylos Labini, Marino Regini, Luca Cafagna, Mario Cammarano, Renato Foschi, Alessandro Orsini, Valeria Pica, Francesco Zamponi.
Il dibattito, subito dopo la fine del documentario, incalza, non solo tra gli spettatori, ma anche tra alcuni protagonisti dello stesso, come il regista Piero Balzoni e i ricercatori Francesco Sylos Labini e Renato Foschi. Tuffarsi emotivamente, nonostante si resti attaccati alla poltrona, dentro lo stato delle cose in cui vige l’istruzione in Italia significa da una parte analizzare la crisi attuale, dall’altra individuare dei possibili modi per fuoriuscirne. E’ impossibile non notare, anche al di fuori del documentario, come l’università italiana abbia, nonostante la perpetua mancanza dei fondi e l’impoverimento culturale, alcune eccellenze. Vediamo sempre più spesso pensatori, studiosi, ricercatori che fuggono dall’Italia, e con dispiacere, per portare a termine i loro progetti, le loro ricerche come, ad esempio, Francesco Zamponi.
Con un impianto audiovisivo interessante, che utilizza più media, il film ripercorre i momenti della protesta studentesca contro l’ultima riforma della scuola e dell’università italiana: la riforma Gelmini. Il giudizio su tale riforma del documentario è palese.
Margherita Hack, Umberto Galimberti, Valeria Pica, Andrea Ichino, Mario Cammarano, Alessandro Orsini e altri si intervallano sullo schermo per mostrare e spiegarci, contemporaneamente, i motivi dai quali scaturisce la situazione deprimente dell’istruzione italiana. Molti propongono le loro soluzioni. Forse il documentario difetta nel far capire da dove queste posizioni scaturiscano, da quale parte provengano, anche e in maniera inevitabile, politicamente, e se esse abbiano avuto poi un loro radicamento concreto. Agli studenti ovviamente spetta il compito di spiegare i motivi della protesta.
Se auto-bio-grafia significa la rivelazione della propria vita sotto forma di scrittura, sia essa fatta con una penna, sia essa ripresa con una telecamera, condita anche da segreti prima inconfessabili, Autobiografia dell’università italiana è allora l’esplicitazione filmica, attraverso le persone intervistate e che vivono continuamente l’università e la protesta degli studenti, di un segreto oramai noto tristemente a tutti: la crisi e lo sfascio dell’istruzione e della ricerca nel nostro paese tra baronati e privazioni di fondi.
Il crollo delle possibilità si riflette soprattutto sul futuro verso il quale si prova sempre più diffidenza e paura, come se esso fosse un coacervo di impossibilità strutturali a cui si può far fronte soltanto con l’emigrazione. Ma quanti sono disposti a lasciare la propria patria, oltre che gli affetti? La speranza, tuttavia, come afferma il regista Piero Balzoni prima della proiezione, è che l’università più che un’infrastruttura, a volte pericolante, torni a essere un vero e solido «luogo del pensiero» che incentivi il dialogo e la pluralizzazione delle correnti di ricerca piuttosto che incarnare l’occlusione in un’ortodossia monolitica e lontana da qualsiasi intelligente apertura: non mero relativismo dedito alla distruzione, ma polis dell’istruzione.