Dopo la felice apparizione al Sundance Film Festival e all’International Film Festival di Rotterdam, viene presentato come film d’apertura al Riff, alla presenza dei produttori e di parte del cast, Il futuro, film di Alicia Scherson ambientato a Roma e tratto dal libro di Roberto Bolaño: Un romanzetto canaglia.
Il futuro, di Alicia Scherson, Chi/Ger/Ita/Spa 2013, 95’
tratto da Un romanzetto canaglia di Roberto Bolaño
Sceneggiatura: Alicia Scherson
Fotografia: Ricardo de Angelis
Montaggio: Soledad Salfate, Ana Álvarez Ossorio
Scenografia: Marta Zani, Tim Pannen
Costumi: Carola Espina
Musica: Eduardo Henriquez, Caroline Chaspoul
Suono: Miguel Hormazabal
Produttori: Mario Mazzarotto, Bruno Bettati, Emanuele Nespeca, Christoph Friedel, Claudia Steffen, Luis Angel Ramírez
Produzione: Movimento Film, Jirafa, Pandora, Astronauta
Interpreti: Manuela Martelli (Bianca), Rutger Hauer (Maciste), Luigi Ciardo (Tomas), Nicolas Vaporidis, Alessandro Giallocosta
Un incidente. Due ragazzi, poco più che adolescenti, Bianca e Tomas, rimangono orfani. La loro vita è tramutata come il colore dell’auto nella quale sono morti i loro genitori: da gialla, solare, a bianca, neutra. Da riscrivere, come una tabula rasa.
Caricarsi di responsabilità e degli oneri economici è praticamente impossibile per i due che crollano sotto i colpi di un pugile invisibile fatto di incubi dettati dal completo svanimento dei sogni. Di certo non si può biasimare la loro inesperienza. Tomas rimane affascinato dal body building, sogna una vita dedita ai muscoli e invita due insegnanti della palestra in cui lavora a casa. I due, privi di alloggio, si trasferiscono stabilmente a casa dei due.
Anche Bianca, che nel frattempo si è messa a lavare capelli da un parrucchiere, crolla. I due palestrati – di cui non conosceremo mai il nome – gli propongono il Colpo Gobbo, quello con cui svoltare la vita: un ex mister universo ed ex attore, interprete dei film di Maciste, vive da eremita in una casa immensa con un patrimonio nascosto. Dopo un incidente automobilistico è rimasto cieco. A Bianca spetta il compito d’introdursi dentro casa sua come escort, conquistare la sua fiducia e scoprire dove si trovi la cassaforte.
Il punto più basso, quella della vendita del proprio corpo, tuttavia non può che coincidere con quello della risalita, dell’acquisizione di nuove esperienze con cui modificare la propria vita. Aggrappandosi metaforicamente sulle spalle dell’eroe Maciste, figura maschile-paterna perfetta, e compiendo un ulteriore allontanamento da quel fil rouge che possiamo considerare la realtà, Bianca riesce a riguadagnare la propria indipendenza, intesa come farsi carico della libertà decisionale sulla propria vita.
Con una regia virtuosa nella ricerca di una Roma che a molti romani apparirebbe quasi emotivamente asettica perché cosparsa di un fascino differente, sudamericano, ed empatica attraverso la sua grande capacità di far entrare lo spettatore in contatto con la storia dei due ragazzi, Alicia Scherson propone un film da apprezzare nel suo ridonare speranza andando oltre l’ostacolo. Il futuro è, infatti, la storia di un lutto e della sua drammatica elaborazione/superamento, caratterizzata dal suo inoppugnabile tratto esperienziale, che, nell’accadere del presente, rischia inevitabilmente, attraverso una completa deresponsabilizzazione derivante da una derealizzazione, di cancellarsi, trasformandosi così in futuro. Il futuro è un tramonto e una nuova alba che inevitabilmente ci riporta, anche con alcuni dubbi sul continuo della storia, alle parole dette da Bianca all’inizio del film: «Adesso sono una madre e anche una donna sposata».
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