Nuwebe di Joseph Israel Laban e Paradise Cruise di Matan Guggenheim sono stati presentati nella sezione Feauture Film Competition all’ultima edizione del Riff, svoltasi dal 16 al 23 Marzo presso Il Cinema Aquila.
Nuwebe, di Joseph Israel Laban, Filippine 2013, 91’
Sceneggiatura: Joseph Israel Laban
Fotografia: Marco Lopez
Scenografia: Jaime Habac Jr
Musica: Diwa de Leon
Produzione: One Big Fight Productions
Cast: Barbara Miguel, Jake Cuenca, Nadine Samonte, Anita Linda, Manny Castaneda
Paradise Cruise, di Matan Guggenheim, Israele/Germania 2013, 100’
Sceneggiatura: Matan Guggenheim
Fotografia: Florian Schilling
Scenografia: Shunit Aharony
Musica: Baruch ben Ishack
Produzione: Pipma
Cast: Oz Zehavi, Vahina Goicante
Nuwebe
«Perché per fare in modo che finisca dobbiamo perdonare?» Joseph Israel Laban, con Nuwebe, racconta uno spaccato della vita nelle Filippine attraverso la vera storia di una delle madri più giovani del Mondo. E lo fa con la reale angoscia vissuta dalla protagonista, con la disperazione di una madre, con la nullità di un padre e le superstizioni di un luogo molto lontano da tutto ciò che siamo abituati a vivere e vedere.
Krista è una bambina filippina di nove anni. Ha una sorella, Nina, con la quale gioca e va a scuola. Hanno un padre e una madre, che non si amano, almeno non più. La loro capanna si trova di fianco al fiume e a un grande nido di termiti, che per tutti non è niente altro che un covo di spiriti maligni.
Quando arrivano le mestruazioni per la piccola Krista, nel giorno del suo nono compleanno, si sacrifica una gallina dalle piume bianche, per sfamare la sete di sangue dei Goblins, offesi dalla stessa bambina e da sua sorella. Insieme al naturale ciclo della vita arrivano anche svenimenti, nausee, vomito, finché la maestra della bambina si accorge che è incinta.
Krista in lacrime confessa e da lì ha inizio un senso di soffocamento che continua fino alla fine della pellicola. Proprio non si riesce a star comodi in sala, specialmente mentre la protagonista in lacrime racconta cosa sia più giusto fare per gli assistenti sociali che la seguono.
Ci sono momenti in cui non si distingue più cosa sia giusto e cosa sia sbagliato nella vita. Com’è che deve andare? Da altre parti del Mondo andrà diversamente, no? Eppure dovrebbe esserci un pensiero giusnaturalistico alla base di tutto, un diritto naturale, il miglior ordinamento possibile della società umana. E invece l’essere umano arriva oltre, supera ogni confine di buon senso logico, constatando tutta la sua natura ferina.
E’ un film crudo Nuwebe. E’ una realtà, purtroppo, che a Manila non sembra neanche così strana.
Paradise Cruise
«E’ un ricordo. E’ un incontro. E’ il gioco delle coppie delle carte. Mille volti tagliati a metà sparsi su di un tavolo. Si girano le carte cercando la metà esatta, l’altra parte che possa aprire la memoria. E’ il racconto di una messa a fuoco».
Dora ha un progetto fotografico da portare avanti: immortalare lo sguardo di chi ha visto la vita e la morte davanti a sé. Per questo è in cerca di cerimonie commemorative e funerali militari. È lì che la concentrazione di questi sguardi è alta. Per questo gira l’Israele in lungo e in largo, dormendo in una tenda piena di scritte, piena di pensieri impressi da non dimenticare. In realtà cerca l’assassino del suo amato uomo. Cerca quegli occhi che ha visto una volta soltanto, occhi di un soldato, in un Paese dove la militarizzazione è radicata quanto la religione.
Yossi è un ex-militare che non ricorda la guerra. Lo shock subito ha cancellato tutto. Per fortuna. Lavora per una ditta che si occupa della manutenzione delle strade. Non ha progetti. Fuma, si ubriaca ed è schiavo del suono della sua sveglia che lo richiama all’ordine.
I due si conoscono grazie ad un amico comune, che poi muore, come la maggior parte dei ragazzi che scelgono l’esercito in Israele. Tel-Aviv farà da testimone all’incontro di questi due giovani, al loro amore nascente sulle rive notturne del Mar Morto, alla loro passione, almeno così sembra, per la macchina fotografica.
Ed è proprio in quest’ultima che si nasconde il segreto e la chiave di questa pellicola. Perché Yossi ricorda la maglia grigia con la zebra di Dora? Perché Dora ruba il rullino dalla macchina fotografica di Yossi? Perché i due si ritrovano a correre per le strade della città, cercando di sfuggire entrambi da se stessi?
Matan Guggenheim disegna un’opera originale, che riesce a raccontare, oltre una storia, un intero Paese, rendendolo affascinante benché difficile da vivere. Il film ha una fotografia molto ispirata, soprattutto negli spazi aperti, ma anche al chiuso, negli sguardi, nelle espressioni, nella lotta che intraprendono i corpi e le loro anime.
Nel periodo in cui Modigliani non dipingeva gli occhi ai suoi ritratti, alla domanda della sua amata Jeanne sul perché di tutto ciò, lui rispose: «Devo prima conoscere la tua anima». Dora è il Modigliani di questo film e Yossi è la sua Jeanne, e alla base di tutto resta sempre un amore, perso, ritrovato e perso un’altra volta.