Roberta Pugno, pittrice-filosofa definita “pittrice dell’invisibile”, espone le sue opere al Museo Carlo Bilotti di Roma. La mostra, che si terrà dal 24 luglio al 16 settembre 2012, intitolata Terrafuoco e articolata in 25 opere, rappresenta ciò che l’artista intende rivelare col “silenzio” delle immagini, ovvero la storia dell’incontro tra i contrari che caratterizzano i rapporti interumani.
TERRAFUOCO Artista: Roberta Pugno Foto: R. Pugno, della stessa sostanza dei sogni Dove: Museo Carlo Bilotti, Aranciera di Villa Borghese Quando: fino al 16 settembre 2012 Info: Sito Ufficiale di Roberta Pugno Sito Ufficiale Museo Carlo Bilotti
Il titolo della mostra “Terrafuoco” evidenzia immediatamente l’intento dell’artista che mira ad unire i contrari: la terra, che simboleggia l’immobile e il finito, incontra il fuoco, cioè il movimento, l’infinito. Questa simbiosi viene impressa su una tela in cui il colore rosso è dominante, si impone agli occhi di un osservatore con tutta la forza e l’energia che l’artista intende far trasparire. L’energia tocca la materia accendendo il movimento della mente e la vita umana. La vita ha un’origine materiale: è una materia che è invasa dall’energia, una sorta di soffio vitale, di stimolo luminoso che nella tela “Materiamatrice” prende corpo.
Il rosso e il blu sono colori che tornano quasi in ogni tela: infatti anche l’opera intitolata “Tempo interno” è scandita dalle diverse sfumature di questi due colori primari; essi sono il simbolo del tempo interno che, in ognuno di noi, caratterizza i sogni, i rapporti con noi stessi e con altri, le dimensioni irrazionali che si imprimono nel tempo della vita e che creano quell’unione di materia e spirito, l’unione dei contrari che si muove come filo rosso dell’intera mostra. Di fronte all’opera “U Re d’Amuri” si vede meglio ciò che l’artista intende con l’incontro dei contrari: quest’opera che ricorda la fusione tra Amore e Psiche, è l’unione e il rapporto dei diversi, uomo-donna, veglia-sonno, cosciente e non-cosciente, visibile-invisibile.
Roberta Pugno racconta, attraverso le sue opere, l’incessante ricerca dei rapporti interumani, la sua continua esplorazione intorno alla realtà non cosciente come espressione di sé e della tensione verso l’altro.
«Cerco il mondo degli affetti”, dice la Pugno, “cerco la dimensione dell’identità, il movimento dell’andare verso quello del separarsi da, cerco quel mondo sconosciuto che dà senso alla vita. Lo sconosciuto può essere amato e conosciuto. Forse gli artisti con la loro ribellione hanno sempre cercato di dire questo».
L’intera mostra si presenta come un racconto di vita. L’artista, attraverso la sua scrittura di linee rette e curve, incisi e sporgenze, fa parlare il “silenzio” delle immagini; un silenzio però assordante nell’esprimere la continua tensione tra contrari e la lotta di riconciliazione tra gli estremi della vita, dagli elementi naturali di terra e fuoco, fino ai complicati rapporti relazionali. Il tutto narrato all’interno di una nuova concezione della relazione uomo-natura, una relazione pervasa dall’incandescente trama degli affetti umani.