“In short we trust”. Questo il leitmotiv del festival internazionale di cortometraggi svoltosi a Roma tra il Teatro Vittoria e La Factory Pelanda di Testaccio. Promosso dall’associazione culturale Images Hunters, il contest vuole mettere in luce la produzione indipendente legata al mondo dei “corti”.
The Gloaming/Niko Nobrain/2012/14’/Francia
https://www.youtube.com/watch?v=F7QA4DOuVBY
Immaginate un uomo che si sveglia in una radura immensa. Immaginate che raccolga una pozza d’acqua, compatta, quasi gelatinosa, che diventa un globo tra le sue mani.
Immaginate adesso che ad ogni tocco che l’uomo dà alla sua sfera questa si riempia d’alberi, di uomini primitivi che lottano tra loro per la supremazia, poi di eserciti, di fabbriche, di mattatoi che producono carni in scatola dal consumo globale. Immaginate che in dieci minuti abbiate sotto gli occhi l’evoluzione involutiva dell’essere umano sulla terra, fino ad arrivare al futuro, all’automatizzazione della specie, così serrata che si arriva a scartare i neonati difettosi.
Immaginate adesso che l’uomo osservatore, come un grande fratello di Orwell, si ribelli a ciò che vede e cerchi di cambiare il corso delle cose. Immaginate, appunto, se non altro perché il corto in questione è un’animazione, molto ben fatta tra l’altro, ed anche perché non esiste essere umano su questo, o su altro pianeta, capace di cambiare l’istinto distruttivo che caratterizza l’uomo.
Còlera/Aritz Moreno/2013/7’/Spagna
https://www.youtube.com/watch?v=WKiKvlEBDjY
Siamo ciò che mangiamo.
Un intero paese, da qualche parte in Spagna, vuole cacciar via un compaesano affetto dal colera. Il cielo è cupo. Uomini e donne circondano la baracca dove l’appestato si nasconde da mesi. Vogliono cancellare la sua minaccia.
L’uomo, ma forse sarebbe meglio chiamarlo il mostro, esce allo scoperto, affronta la folla con remissione, consapevole della fine che farà. La gente gli si stringe attorno, la tensione sale e il suo istinto lo spinge a scappare. Poi, tra le mani della gente, piene di falci e bastoni, spunta un fucile. Due colpi alla schiena e tutto finisce con un boato di vittoria degli abitanti del villaggio. Finalmente la minaccia colerosa è morta, insieme a chi se la portava dentro.
Tutti vanno via. L’uomo resta a faccia in giù, galleggiante nel deposito comunale dell’acqua, dove è rotolato dopo i due colpi inferti. Siamo ciò che mangiamo. L’odio verso gli altri è l’odio verso noi stessi.
Nine Meters/Anders Walter/2012/16’/Danimarca
https://www.youtube.com/watch?v=p44bzqtxe4o
“6.83, nuovo record mamma”.
Le dita adagiate sul lenzuolo bianco si muovono quasi impercettibilmente.
Daniel, un ragazzo, un atleta del salto in lungo, è convinto che i suoi salti aiutino la madre ad uscire dal coma.
Nove metri, la distanza tra i tetti di due enormi palazzi di città.
Nove metri, il salto che può far risvegliare.
Il nostro protagonista inizia un allenamento maniacale quanto pericoloso, per arrivare a superare il salto dei record, per arrivare a compiere un miracolo.
Daniel vive di produzioni massicce di adrenalina, e vorrebbe che la madre riuscisse a fare altrettanto.
Quando la donna abbandona la lotta, lasciando il ragazzo e suo padre da soli, i due si ritrovano sul tetto di uno dei palazzi simbolo della vita, almeno per Daniel, increduli per ciò che è appena successo e per quello che sta per accadere.
Sotto pressione l’essere umano raggiunge una prestazione superiore al 20% del suo standard ottimale.