regia e testo Francesco Colombo
con Alessandra De Rosario, Jessica Granato, Riccardo Marotta, Pietro Pace, Daniele Paoloni
costumi, scenografia, assistente alla regia Cristiane Sampaio
disegno luci Davood Kheradmand
30 agosto 2016, Roma Fringe Festival, Roma
Osso, Mastrosso e Carcagnosso sono tre cavalieri spagnoli giunti in sud Italia, caratterizzati da una peculiarità: rispettivamente hanno fondato mafia, camorra e ‘ndrangheta, per poi divenire, subito dopo la morte, i santi protettori delle tre organizzazioni malavitose. Nonostante la loro dipartita dalla terra, i tre continuano a gestire i traffici dal loro aldilà, fra invocazioni, telefonate e lettere, districandosi anche fra i vari impegni ultraterreni che le stesse anime trapassate sembrano imporre – fra le quali la scelta del protagonista del rifacimento di Amarcord. Pazienti e dediti ad un certo tipo di diplomazia, i tre capostipiti non mancano di perdere le staffe e di ricorrere a svariate forme di sadico intrattenimento, intrecciando la propria strada con quella dell’eterno Andreotti o di un Bin Laden incapace di redimersi, giungendo – forse – alla conclusione che l’uomo moderno ha perso ogni dignità, anche nel farsi guerra.
Il grande palco A del Roma Fringe Festival ospita Il cielo è cosa nostra, per il testo e la messinscena di Francesco Colombo. Il lavoro è frizzante, capace di alternare da tempi comici serrati a sospensioni paradossali e assurde, cariche di ilarità. Molto dipende dal lavoro degli interpreti sulla scena – che spesso interagiscono direttamente col pubblico –, dinamici nel far vivere il testo senza caricarlo di aspetti manieristici contenutisticamente vuoti. Il lavoro presenta inoltre una serie di citazioni cinematografiche che sono ormai vocabolario comune e che gustano profondamente allo spettatore – il quale si potrebbe sentire come partecipante di un gioco a premi in cui per vincere è necessario riconoscere l’estratto, o dare il nome preciso del personaggio.
La performance scorre fluida e non delude, accompagnando piacevolmente chi assiste. Non manca inoltre di lasciare un retrogusto amaro, che si intravede fra le facezie e le peripezie che sconvolgono letteralmente i tre protagonisti i quali, nelle loro candide vesti, sembrano quasi prendere sembianze di angeli custodi allibiti di fronte alla disorganizzazione del crimine, e che investiti dal ruolo di ex voto a cui pregare per chiedere una grazia, riassumono in loro caratteristiche paradossali che potrebbero appartenere alla società odierna.