di Giovan Bartolo Botta
attori Krzysztof Bulzacki Bogucki, Isabella Carle, Mariagrazia Torbidoni e Giovan Bartolo Botta
compagnia Produzioni Nostrane – Ultras Teatro
30 Agosto 2016, Roma Fringe Festival, Roma
All’interno della quinta edizione del Roma Fringe Festival il Palco C ha accolto il provocatorio Antigone Fotti la Legge di Giovan Bartolo Botta, una rivisitazione stilistica ma non di concetto della tragedia classica di Sofocle.
Il regista, non che Creonte all’interno della pièce, ha portato in scena la vicenda di Antigone attualizzando il testo e calcando la mano sul concetto di rivoluzione e resistenza, probabilmente la sfumatura più immediata e visibile dal principio del lavoro. Resistenza che si materializza di fronte agli occhi dello spettatore in maniera quasi fisica: si ha la percezione che, allungando la mano verso il proscenio si potrebbe quasi essere “contagiati” da essa, contaminazione che farebbe alzare lo spettatore dalla sedia urlando: “Io Resisto”.
Antigone non ha alcuna intenzione di mollare ed in principio è così per tutti i personaggi intorno a lei, primariamente convinti e immobili nelle loro posizioni ma che prendono il via verso nuove soluzioni e ritrattazioni a differenza della protagonista. Antigone resta salda fino all’ultimo sulle sue convinzioni, certa che – anche a dispetto della morte – se una cosa ci è cara più di qualunque altra non la si può lasciar andare, non lo si può fare per la propria dignità di personaggio e per quella della società di cui si fa parte – nel caso specifico la città di Tebe –, fino ad arrivare a quella dell’attore e del pubblico.
Il conflitto di Creonte si dibatte fra autorità e potere, mostrando al pubblico una scena vista e rivista, una situazione vissuta mille volte e mille altre ancora nella vita, situazione che si può riassumere con l’espressione: <<Ho le mani legate>>.
Ma chi ha davvero le mani legate, il carnefice o la vittima? il giudice o il giudicato? il popolo o il potere?
Antigone fotti la legge è una proposta di reazione derivante da un’azione che potrebbe cambiare le cose, modificando dogmi a cui ci siamo abituati ma che possono essere cambiati se ingiusti. La regia di Giovan Bartolo Botta manca di cura anche se è chiara la volontà di renderla essenziale ed asciutta, senza tanti fronzoli: la messa in scena – principalmente frontale – non ha altre pretese se non quella di essere contenitore di una storia così come la scenografia, formata solo ed esclusivamente da bandiere color granata con stampato il nome della stessa compagnia teatrale: Ultras Teatro.
Tuttavia il testo non è risultato scorrevole né di facile fruizione, danneggiando leggermente il lavoro nel complesso.
Un grande plauso va agli interpreti che hanno eseguito una prova attoriale di altissimo livello senza dare la possibilità a chi fosse in platea di distogliere lo sguardo.