Mariella Gravinese adatta per la scena il romanzo Il venditore di attimi di Accursio Soldano, traendone una riflessione esistenziale dolorosa e al tempo stesso speranzosa nel futuro. A Roma, al Fringe Festival di Villa Mercede, fino al 21 giugno 2013.
Il venditore di attimi
Liberamente tratto da Il venditore di attimi di Accursio Soldano Regia e adattamento teatrale: Mariella Gravinese Con: Demian Aprea, Mariella Gravinese, Roberto Siepi (Compagnia La Nuvola) Regia: Mariella Gravinese Musica: Mino Freda Composer Soundtrack Luci e fonica: Luca Maria Rossi Coreografia: Giusy QuattroneDal 16 al 21 giugno 2013 – Villa Mercede, Roma
Il tempo è un’entità sfuggente, che nei millenni i filosofi hanno cercato di definire: del tempo, ci si rende conto solo dopo che è passato, o quando lo si prefigura nel futuro, ma molto raramente mentre passa, mentre accade. Gli attimi, quel frammento incommensurabilmente piccolo nel quale si può fare la differenza fra la vita e la morte, spesso non vengono percepiti in quanto tali.
Un uomo di fronte al mare, con un’intenzione precisa: farla finita. Con la vita, con la famiglia, con il lavoro, con il mondo. Far finire il mondo, e il tempo. Solo un attimo, lo divide dalla decisione sul continuare a vivere oppure terminare l’esistenza.
Ed è proprio in questo attimo di attesa, che interviene l’imponderabile: l’incontro con un’altra persona. Improvvisamente, l’attimo si dilata: appaiono storie, appaiono ricordi, immagini, emozioni. Appaiono le altre prospettive dalle quali guardare allo stesso profondissimo mare, fonte di gioia o di dolore, di nostalgia o di allegria. Quando si incontra qualcuno che la pensa diversamente da noi, sul mondo che ci circonda, ciò di cui ci si accorge è che anche noi abbiamo un pensiero e una proiezione sul mondo. Il mare, come il tempo, è sempre stato lì, ad aspettare qualcuno che lo guardasse e ne traesse ciò che gli serviva per la sua vita.
In questo coraggioso spettacolo, Mariella Gravinese e gli attori della Compagnia La Nuvola si confrontano con il lato oscuro della vita, il male di vivere che la nostra società ha bollato patologicamente come depressione, per sviscerarne il maggior numero possibile di aspetti e di declinazioni. È vero: alcune persone, non reggono il mare, e veramente, lasciano il tempo per l’eternità inconoscibile della morte. Altri, invece, lo guardano a lungo, molto a lungo, finché non rivela il suo aspetto propulsivo, dinamico.
Ed è solo allora, dopo aver affrontato i nostri lati oscuri, che finalmente nasce la danza finale dell’attore, rimasto solo sul palcoscenico, mentre si lancia in un ultimo valzer travolgente. Danza l’attore, danza il tempo che passa e l’innumerevole sequenza di attimi, in una musica che forse non finirà mai.
1 commento
Grazie per la bella recensione.
Accursio Soldano