Roma Jazz Festival | conferenza stampa

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Nella conferenza stampa del 27 ottobre Mario Ciampà, presidente di IMF e direttore artistico del Roma Jazz Festival presenta questa 39° edizione dal nome Jazz feeds the Planet.

“Il Jazz nutre il Pianeta”, un’occasione per mettere a confronto i valori universali della musica jazz – da sempre considerata una forma d’arte, fonte di nutrimento dell’anima e della mente – con i valori della produzione alimentare, nutrimento del corpo.”

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Siamo nel club La Moderna, in via Galvani; di fronte ai giornalisti, i bartender offrono long drink dagli ingredienti retrò, pensati apposta per lasciarsi andare ai timbri di Gregory Porter, artista che, con il Gregory Porter Quintet, il 14 novembre aprirà questa edizione del festival. Giusta introduzione all’idea principale del Roma Jazz festival: che l’alchimia della musica possa coniugarsi con lo spettacolo della cucina, dal vivo. Certo non tutti gli artisti saranno accompagnati da performance culinarie, ma il fatto di assistere al confronto tra 7 cuochi e 7 musicisti, tutti di origini e continenti diversi rappresenta la novità del festival e incarna in modo particolare una riflessione critica sul cibo, derivata giocoforza dal confronto con l’etica fieristica dell’Expo di Milano.

“Il jazz è una musica che ha fatto della contaminazione la propria cifra distintiva. Il jazz condivide con le altre musiche nere, colte e popolari, scritte e improvvisate, dal ragtime al samba, dal blues al tango, dal gospel al cajun, la capacità di dialogare e trasformarsi con le altre culture musicali, per modellarsi a esse e superarle producendo una realtà musicale nuova. Il Jazz travalica la comunità d’origine, attraversa i confini geografici, scopre musiche e strumenti di altre culture, si trasforma senza perdere le proprie specificità, conservando il profilo della propria ricca tradizione culturale. La via più sana e feconda alla globalizzazione dell’arte.”


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La scelta della direzione artistica verte non solo su grandi nomi come Porter, ampiamente trasmessi dalle radio di USA e Italia, o Girotto/Servillo/Mangalavite (Italia/Argentina, 24 novembre) e Bosso/Biondini/Silvestrini String Ensamble (che per il festival propongono brani inediti il 26 novembre), ma si dà spazio anche alla prima europea di Ameen Saleem (15 novembre), l’altro nome statunitense di questa rassegna, oltre che alle sonorità di artisti provenienti da Cuba, Tunisia, Israele, Brasile, la cui sperimentazione si estende anche a pratiche apparentemente poco frequentate nell’immaginario del jazz latino-americano come ibridazione con la cultura popolare, e si assiste invece a contaminazioni con elettronica e prog. Così troviamo Alfredo Rodriguez Trio da Cuba (17 novembre), Dhafer Youssef Quartet dalla Tunisia (18 novembre), e Avishai Cohen Trio da Israele (19 novembre).

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Segue la voce di Sarah Mckenzie, australiana, di ritorno dall’Umbria Jazz (20 novembre) e un’altra prima europea, il Chihiro Yamanaka London Trio con il loro “Syncopation Hazard Tour 2015 (21 novembre). Il 22 novembre è la volta di Sun Hee You dalla Corea, con “Nikolai Kapustin”, mentre un tributo a Jobim è fatto da Vinicius Cantuária il 23 novembre. Unica proposta musical dal panorama francese è il duo Peirani/Parisien (25 novembre), mentre chiude la rassegna il cooking show di Giorgione con il musicista Mauro Ottolini Sousaphonix (29 novembre).

Ad arricchire la rassegna c’è la programmazione di piano solo al Teatro di Villa Torlonia, le domeniche 15, 22 e 29 novembre alle 11.15 ad ingresso gratuito, rispettivamente con i pianisti Domenico Sanna, Enrico Zanisi e Fabio Giachino.

Nutrirsi con la musica in questa 39° edizione significa sempre più una scelta di ostinazione e fortuna, considerando anche che questa sarà la prima edizione a doversi finanziare senza interventi pubblici e che il festival dovrà cercare di sostenersi solo attraverso gli incassi; una sfida che non è concesso perdere, dopo che al jazz sono stati già sottratti luoghi come Villa Celimontana e La Casa del Jazz, costringendo sempre di più gli amanti del genere alla ricerca di altri luoghi accessibili. Uno di questi nuovi luoghi potrebbe essere proprio La Moderna, che ha ospitato la conferenza stampa e che, secondo Ciampà, rappresenta proprio il tentativo di far vivere le contaminazioni tipiche di questa musica in cui fin dall’inizio si ricerca il timbro della differenza tra culture.

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Autore

Mariaenrica Giannuzzi

Mariaenrica Giannuzzi (1989) è nata in Puglia e vive a Roma. Laureata in filosofia alla Sapienza sull’idea di storia naturale nella poesia di Paul Celan, la sua ricerca comprende l’uso politico delle scienze, le teorie della biodiveristà e il pensiero femminista (Iaph – Italia). Ama viaggiare per le isole, camminare nei boschi e arrampicarsi.

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