La Bill T. Jones / Arnie Zane Dance Company torna al Romaeuropa Festival 2012 con il suo 30th Anniversary Program, in scena il 12 e 13 ottobre, per rievocare i suoi trent’anni di attività.
Spent Days Out Yonder (2000) Coreografia: Bill T. Jones Musica: W. A. Mozart, Quartetto per archi, K 590, Andante (1970) Continuous Replay (1977, rimontata nel 1991) Coreografia: Bill T. Jones e Arnie Zane Musica: composta e arrangiata da Jerome Begin, dal Quartetto per archi Op. 18 e dal Quartetto per archi Op. 135 di L. van Beethoven D-man in the Waters (1989, rimontata nel 1998) Coreografia: Bill T. Jones Musica: F. Mendelssohn, Ottetto per archi, op. 20 (1925) Musiche interpretate da Roma Tre Orchestra
12 e 13 ottobre ore 20.30 – Auditorium Conciliazione, Roma
sito Romaeuropa Festival 2012 sito Bill T. Jones/Arnie Zane Dance CompanyIn Spent Days out Yonder, creato da Bill Jones nel 2000 quand’era coreografo residente a Lione, la compagnia americana rievoca la purezza poetica della musica classica, disegnando attraverso movimenti unisoni e fluidi le sfumature sonore dell’Andante del Quartetto per archi k 590 di W. A. Mozart, eseguito dal vivo.
La precisione delle linee dei corpi cesellati dei nove danzatori rende naturale l’artificio di ricreare forme coreografiche astratte sulla base di uno stile riconoscibile che coordina questo gruppo di danzatori eterogeneo per caratteri somatici e tecnica.
La potenza fisica di tutti i componenti della compagnia è messa ancora più in risalto nei due spettacoli successivi. In Continuous Replay che nel 1977 Arnie Zane, compagno di Bill Jones nella vita e nell’arte, aveva coreografato per sé e che nel 1991 Jones rielabora come lavoro di gruppo.
Con l’aumento del ritmo delle note di Beethoven, commiste a rumori vari, come il canto di un gallo, da un assolo di un danzatore seminudo, piccolo e svelto, si moltiplica il numero dei corpi statuari in scena che coi loro movimenti e respiri forti e incisivi giungono infine a una vera e propria esplosione di energia.
In un ulteriore crescendo si pone la coreografia D-man in the Waters – in onore del ballerino Demian Acquavella morto di AIDS –, ispirata a un sogno in cui Bill Jones e i suoi amici nuotano in un lago prima giocando, poi cercando di salvare quelli di loro che affogano. Sulla musica di Ottetto per archi op. 20 di F. Mendelssohn, i danzatori si rincorrono leggeri, agili, scattosi.
Cadono, si rialzano creando forme sinuose: ora sono trottole che si urtano non toccandosi mai più di un attimo; ora catene umane composte da atomi di pura energia. I loro gesti forti e aggressivi riescono ad essere al contempo fluidi ed aggraziati. È la magia della danza che trasforma l’uomo in qualcosa d’altro … forse in quanto di più vicino esiste a un animale divino.
In una totale assenza di scenografia, composta solo da un fondale omogeneo, un discreto gioco di luci è tutto ciò che serve al coreografo afroamericano per guidare i suoi danzatori, come se egli stesso fosse là con loro.
Nei saluti finali a chiusura dello spettacolo, chiamato sul palco, Bill Jones è capace ancora una volta di sorprendere dimostrando un’energia pari a tutti i suoi danzatori messi insieme.