Prima nazionale per lo spettacolo Quaddish del danzatore e coreografo nigeriano Qudus Onikeku, che completa la sua trilogia sul palcoscenico del teatro Palladium, insieme ad altri quattro artisti in scena ed una sedia a rotelle.
Qudus Onikeku, QaddishCoreografia e performance Qudus Onikeku
Compagnia YK Projects
Drammaturgia Emil Abossolo Mbo
Soprano Valentina Coladonato
Musica dal vivo Charles Amblard & Umberto Clerici
Con Emil Abossolo Mbo, Charles Amblard, Umberto Clerici, Valentina Coladonato, Qudus Onikeku 16 e 17 novembre 2013, Teatro Palladium http://www.qudusonikeku.com/
«I create a movement identity that fuses dance and acrobatics, while I make my Yoruba traditional culture my basis, and combining it with several other influences such as the guiding philosophies of hip hop, capoeira, and contemporary dance, to weave a certain understanding of the human condition».
Esattamente questo ci regala il coreografo Qudus Onikeku nel suo spettacolo Qaddish: l’espressione del suo messaggio artistico passa attraverso la fusione di diversi linguaggi del corpo. Formatosi come acrobata, il superlativo danzatore nigeriano è decisamente un artista poliglotta: i movimenti primitivi della sua cultura d’origine si coniugano alle superlative qualità di movimento della danza contemporanea e a tecniche hip-hop di locking e popping.
Il danzatore solista sfida la forza di gravità con grande naturalezza e ampiezza di movimento e ogni fibra del suo corpo racconta una storia di libertà.
Per sottolineare che le diversità equivalgono a ricchezza, in scena ci sono una cantante lirica in abiti di altri tempi, un attore/narratore in una lunga tunica bianca, un chitarrista a piedi nudi, un violoncellista onnipresente e una sedia a rotelle telecomandata.
L’atmosfera che si respira durante tutto lo spettacolo è solenne, come quando ci viene spiegato qualcosa che la nostra mente non riesce del tutto a comprendere e catalogare, ma il nostro spirito ne è inspiegabilmente attratto. Non vi sarebbe potuto essere titolo più adatto: Qaddish è infatti il nome di una preghiera ebraica cantata, che abbraccia religiosamente la performance.
In questo contesto corale una vela bianca in diagonale attraversa il palcoscenico, armonizzando insieme musica, danza, movimento, voce, parola e suono, facendoci davvero sentire parte di un unico mondo.