Romeo Castellucci presenta all’interno del festival Romaeuropa 2013, presso il Teatro Argentina di Roma, la sua nuova creazione con Socìetas Raffaello Sanzio: The Four Seasons Restaurant.
The Four Seasons Restaurant Regia, Scene e Costumi: Romeo Castellucci Musiche: Scott Gibbons Interpreti: Chiara Causa, Silvia Costa, Laura Dondoli, Irene Petris Assistente alla regia: Silvia Costa Collaborazione alla drammaturgia: Piersandra Di Matteo Direzione alla realizzazione delle scene: Massimiliano Peyrone Tecnici di palco: Michele Loguercio, Filippo Mancini, Lorenzo Martinelli Tecnico luci: Fabio Berselli Tecnico del suono: Matteo Braglia Coordinamento tecnico: Luciano Trebbi Realizzazione dei costumi: Rachels’ Seamstress Services Accessori: Carmen Castellucci Produzione esecutiva: Socìetas Raffaello Sanzio In coproduzione con: Theater der Welt 2010, Théâtre National de Bretagne / Rennes, deSingel international arts campus / Anversa, The National Theatre / Oslo Norvegia, Barbican London and SPILL Festival of Performance, Chekhov International Theatre Festival / Mosca, Holland Festival / Amsterdam, Athens Festival, GREC 2011 Festival de Barcellona, Festival d’Avignon International Theatre Festival DIALOG Wroclaw / Polonia, BITEF (Belgrade International Theatre Festival), Foreign Affairs I Berliner Festspiele 2011, Théâtre de la Ville–Paris, Romaeuropa Festival 2011, Theatre festival SPIELART München (Spielmotor München e.V.), Le Maillon, Théâtre de Strasbourg / Scène Européenne, TAP Théâtre Auditorium de Poitiers – Scène Nationale, Peak Performances @ Montclair State-USA Foto © Sonja Žugic in foto Laura Dondoli 2 novembre 2013 – Teatro Argentina, Roma
E’ Mark Rothko che muove Romeo Castellucci per la sua ultima creazione The Four Seasons Restaurant.
L’ispirazione di fondo per ciò che il pubblico romano ha visto al Teatro Argentina viene da un gesto estremo del pittore: la decisione di non esporre le tele commissionategli dal Four Seasons Restaurant di New York, nonostante le avesse già create.
Il lavoro di Socìetas Raffaello Sanzio è ricco di contrasti e di contatti che lo spettatore ha il compito di indagare. Il lavoro di novanta minuti infatti non risulta omogeneo e semplice da seguire.
É composto da blocchi drammaturgici ben definiti in cui, se le corde dell’anima toccate sono profonde, la logica della ragione non riesce a capirne immediatamente il senso.
La prima parte del lavoro descrive scientificamente e acusticamente i buchi neri dispersi nella nostra galassia, ci costringe a lunghi silenzi e ad angosce derivanti dall’alto volume con cui i suoni entrano nelle orecchie, così improvvisi, repentini e fulminei.
In contrasto con il primo paesaggio scenico, nella seconda parte del lavoro vi sono dieci interpreti femminili. Sono circondate da una scena bianca, asettica, dal semplice disegno luci e recitano in una palestra La morte di Empedocle di Friederich Holderlin.
Il blocco recitativo delle ragazze, in cui ad un’interpretazione chiara e fiera si aggiunge una gestualità ripetitiva quasi rituale, si conclude con un’indicativa ripetizione di corpi nudi che escono di scena.
The Four Seasons Restaurant continua con grandi cambiamenti scenici conditi con particolari immagini, forse un po’ macabre, in cui torna l’eco dei buchi neri. La scatola scenica viene stravolta nei suoi colori e nella sua luce, provocando una sensazione di angoscia nello spettatore a cui si sta togliendo da sotto i piedi l’ancora drammaturgica fornita dalle interpreti fino a pochi minuti prima.
L’imprevedibilità degli artifici scenici e della sonorità, ancora tagliente ed inaspettata, porta ad un picco energetico non indifferente, che fa affiorare nello spettatore molte domande sul collegamento con il dramma greco visto in precedenza.
Il finale, insperata quiete dopo la tempesta scenica appena avvenuta, porta il sentimento verso la calma, il calore ed il tenue calare energetico dell’azione. Sicuramente una conclusione inaspettata, ma calibrata rispetto alle sorprese riservateci durante i fulminei novanta minuti di pièce.