un progetto di Babilonia Teatri, ZeroFavole, Valeria Raimondi, Enrico Castellani
con Enrico Castellani, Daniele Balocchi, Amer Ben Henia, Joice Dogbe, Josephine Ogechi Eiddhom
musiche Marco Sciammarella, Claudio Damiano, Carlo Pensa, (Allegro Moderato)
direzione di scena Luca Scotton
produzione Babilonia Teatri, La Piccionaia Centro di Produzione Teatrale
4 novembre, Teatro India, Roma
Al Teatro India ha debuttato il 3 e 4 novembre Paradiso, nuovo spettacolo dei Babilonia Teatri. Ultimo capitolo di una trilogia ispirata alla Commedia dantesca, dopo Inferno e Purgatorio, in questo lavoro si riconferma la volontà di una libera indagine su quello che significhi oggi paradiso in relazione a un realtà marginale, di diversità. I “diversi” sul palco sono alcuni ragazzi dell’associazione ZeroFavole di Reggio Emilia e alcuni componenti dell’Orchestra Allegro Moderato di Milano, che compongono dal vivo drammaturgia musicale. I tre ragazzi, chiamati -come dice Castellani nel torrentizio monologo introduttivo- “casualmente” Tunisia, Togo e Nigeria sono in affido in una casa famiglia e sono i protagonisti di storie di paradiso negato.
Con il tipico linguaggio scarno e immediato dei Babilonia Teatri, si delineano i profili di volti che vogliono sfuggire alla classificazione, all’appiattimento bieco e semplice del pensare comune e urlano con parole simili a pietre il loro desiderio bruciante di vita, di paradiso sùbito.
La drammaturgia è completamente al servizio di queste storie, non ci sono estetismi, o volontà di trafigurare in arte quanto si narra, un lavoro sulla sottrazione.
Immagini dirette ed elementari smantellano i luoghi comuni senza girarci troppo intorno; i tre ragazzi che si aiutano a partorire a vicenda gettando poi gli invisibili neonati in sacchi neri per la spazzatura con un sottofondo musicale graffiante e suonato dal vivo; le camminate inquiete e rabbiose dei tre africani che urlano insulti verso la platea, che evidentemente ricevono normalmente in quanto neri; e poi momenti di grazia, di svelamento di un’intimità unica e delicata che è simile e ci accomuna tutti aldilà degli schemi. La voglia di ballare di Nigeria e di scordarsi dell’orrore della sua vita. La musica procede spesso per contrasto e si accompagna con toni primari e che non lasciano scampo, alle parole incisive di questi ragazzi che sono arrivati in un mondo in cui già tutto era stato preso.
Un paradiso al contrario, un paradiso riesumato e mai esistito, un controcanto, un contraltare dove si incrociano strade che portano a paradisi inaspettati.