Romaeuropa Festival: Città di Ebla

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Siamo ormai giunti alla conclusione di Romaeuropa Festival 2012. Il gruppo di ricerca teatrale Città di Ebla presenta The dead al Teatro Palladium, ispirato a I morti di Joyce.

The Dead

Ideazione, regia e luci: Claudio Angelini
Con: Valentina Bravetti e Luca di Filippo
Fotografie in tempo reale: Luca di Filippo
Composizione sonora e manipolazione del suono: Franco Naddei
Cura degli allestimenti e costumi: Elisa Gandini
Collaborazione drammaturgica: Riccardo Fazi
Disegni in scena: Jacopo Flamigni
Direzione tecnica: Luca Giovagnoli
Aiuto tecnico: Stefan Schweitzer, Nicola Mancini
Collaborazione tecnica agli allestimenti: Luca Brinchi
Sartoria: Liana Gervasi
Una produzione: Città di Ebla, Romaeuropa Festival 2012, Teatro Diego Fabbri, Comune di Forlì
Con il sostegno di: Regione Emilia Romagna, Provincia di Forlì-Cesena

 23-24 novembre 2012 – Teatro Palladium, Roma

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Dopo La metamorfosi di Kafka, Claudio Angelini conferma il bisogno di confrontarsi con un grande autore del primo Novecento: Joyce. I morti è una piccola storia borghese che conclude Gente di Dublino, da cui l’ideatore estrapola un nucleo narrativo riassumibile con un sentimento tanto semplice quanto ambiguo: la nostalgia. «Ora la parola che mi interessa è nostalgia. Si può parlare di nostalgia del presente? È solo una questione sentimentale?».

Ciò che accade sulla scena – e nell’intimo di una stanza – di The dead, costituisce una vera e propria rivoluzione emotiva, in grado di sconvolgere una vita umana al pari di una guerra. Questa personale rivoluzione, viene narrata attraverso una tecnica che prende il nome di stop motion – in questo caso, una sorta di videoclip di fotogrammi sequenziali -. Sulla cortina velata che fa da quarta parete impercettibile, vengono proiettate immagini, silhouette, disegni e fotografie in un racconto dapprima lento, poi sempre più frenetico.

Parte dello spettacolo viene invece restituito al pubblico attraverso un dispositivo originale di rappresentazione: la fotografia scattata in tempo reale. Il raddoppiarsi di quanto avviene in scena attraverso la fotografia in tempo reale rappresenta una spettacolarizzazione che sfiora il simulacro. Riguarda l’esperienza umana, ma anche quella artistica, che fa da specchio al mondo. Cosa accade alla vita, alle persone, agli oggetti quando vengono immortalati, proiettati, registrati? È un campo di indagine sociologico che tocca la percezione dell’uomo contemporaneo, ma anche il mostrarsi, il cambiamento che subisce un qualunque fenomeno a causa di un occhio che l’osserva.

La fotografia in real time ci mostra il presente scenico nella dimensione della distanza temporale e spaziale. Non si tratta di un percorso nel ricordo del passato, bensì nella scoperta di un vissuto come non lo abbiamo mai conosciuto: «fotografia come nostalgia, come finestra su un altro mondo, a noi contiguo».

«They were all becoming shades».

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Autore

Redazione

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