Concept direzione e coreografia Giulio D’Anna
Co-creazione e interpretazione Fattoria Vittadini: Mattia Agatiello, Chiara Ameglio, Cesare Benedetti, Noemi Bresciani, Maura Di Vietri, Riccardo Olivier, Francesca Penzo e Vilma Trevisan
Assistente direzione e produzione Agnese Rosati
Vocal Coach Marcello Zempt 8 novembre 2014, Romaeuropa Festival
Teatro Vascello, Roma
Giulio D’Anna, coreografo italo-olandese celebra il suo sodalizio artistico con Fattoria Vittadini in questo OOOOOOOO(IT) presso il Teatro Vascello di Roma all’interno di Romaeuropa Festival DNA.
Il lavoro, già studiato e presentato con un gruppo di performer europei prende, per questa particolare collaborazione, un’ impronta tutta italiana. Un impronta che rende questo dichiarato “musical postmoderno” qualcosa che ha il sapore di un Italia romantica, dimenticata e genuina.
I performer accettano infatti la sfida proposta da D’Anna, quella di sviscerare, in maniera quasi statistica, le loro personali vicende di vita.
La base teorica di questo lavoro ha impianto in un luogo fisico: il Museo delle relazioni interrotte di Zagabria, un luogo in cui si espongono i pezzi di cuori infranti provenienti da tutto il mondo.
Giulio D’Anna e Fattoria Vittadini si ispirano a questo luogo per sviscerare le loro vite. L’intento di confessare qualcosa si coglie immediatamente quando, uno dopo l’altro, sbucano figure in mutande che, consapevoli di non essere cantanti, cantano e si presentano. L’impianto è davvero quello del musical e i temi più scottanti, quotidiani e vivi delle giovani generazioni sono i protagonisti della scena: dalla gestione delle relazioni amorose, ai conflitti familiari, all’orientamento sessuale. Non manca un rimprovero alla nostra cara vecchia Italia, cui si dedica una riflessione a voce alta, di rabbia, urlata, con i piedi sopra ad un pianoforte, unico elemento scenico e strumento utilizzato nei settanta scorrevolissimi minuti di piéce.
Il lavoro è genuino e il bello è percepire la voglia degli interpreti di mettersi in gioco e di spogliarsi di quei sassolini nella scarpa, che in questo caso diventano macigni che mostrano, ancora una volta, che cambiando nomi alle paure a ai problemi ognuno di noi soffre dello stesso tipo di dolore. Il tempo scorre in una ben dosata scelta di movimenti, parole, voci che cantano e pezzi corali che fanno percepire la compattezza e la bravura del gruppo.
La fine di OOOOOOOO(IT) vede la sofferenza come protagonista. Sette corpi inermi che, continuando a schiaffeggiarsi, cantano, forse urlano, che non hanno paura del dolore. Una conclusione che risulta essere un augurio, una dichiarata voglia di rischiare, o, quantomeno, di provare a lanciarsi nelle cose che fanno paura.
Il bello di questo lavoro è l’esperimento registico unito alla semplicità del quotidiano di un gruppo di performer, di un gruppo di ragazzi guidati da un ragazzo. Tutti sognano, tutti sperano e tutti soffrono.