Louise Vanneste / Rising Horses con Louise Vanneste, Anja Rottgerkamp in residenza a Charleroi-Danses – Centre chorégraphique de la Fédération Wallonie-Bruxelles e Les Halles de Schaerbeek sostenuta da Grand Studio co-produzione Charleroi-Danses – Centre chorégraphique de la Fédération Wallonie-Bruxelles, Les Brigittines – Centre d’Art contemporain du Mouvement de la Ville de Bruxelles, le CCNFC à Belfort e residenza a L’ANCRE (Charleroi) Romaeuropa 6 Novembre 2014, Teatro VascelloUn inizio sorprendente, del tutto dovuto all’impianto scenografico e illuminotecnico, apre il lavoro della coreografa belga Louise Vanneste. Un quadrato di linoleum bianco al centro della sala nera del Teatro Vascello viene illuminato, con una lentezza impressionante, dal sovrastante quadrato bianco di tela che raccoglie tutte le luci.
In questo spazio scenico due figure vestite di bianco attraversano lo spazio: due figure irriconoscibili per via della luce fioca che rendeva le proporzioni del tutto irreali. Le due interpreti, deformate dall’impianto scenico, sembravano di altezza non percepibile ad occhio nudo.
Black Milk si apre dunque allo spettatore in maniera del tutto destabilizzante. Si ha la sensazione di non percepire i confini del teatro e di non riconoscere la natura umana delle danzatrici. Un inizio davvero interessante con musica elettronica di fondo a completare l’atmosfera.
Il grande impatto dell’inizio viene, però, pian piano scemando a causa della ripetizione e della monotonia con cui la performance prosegue. Le due danzatrici percorrono il loro spazio lattiginoso con degli schemi di movimento poco intellegibili; in tutta l’ora di spettacolo manca uno sviluppo coreografico, mancano momenti ritmici differenti, non c’è acume, non c’è sorpresa. La musica è reiterata, le luci, una volta raggiunto il loro massimo, non mutano mai amplificando la sensazione di ripetitività monotona.
Ci aspettavamo di più da questa coreografa che viene considerata “la vera rivelazione del milieu belga”.