Nel succulento programma del Romaeuropa Festival di quest’ anno, come prima nazionale il Teatro Eliseo ospita direttamente da Berlino la compagnia di teatro-danza di Constanza Macras/Dorky Park. Dal 5 al 7 ottobre in scena un ricco spettacolo liberamente ispirato al tema dell’agorafobia con talentuosi danzatori, attori e musicisti multiculturali.
Coreografia e regia: Constanza Macras
Drammaturgia: Carmen Mehnert
Di e con: Fernanda Farah, Tatiana Eva Saphir, Miki Shoji, Ronni Maciel, Santiago Blaum.
Dal 5 al 7 ottobre 2012 – Teatro Eliseo, Roma
«L’agorafobia – dal greco αγορά: piazza e φοβία: paura, etimologicamente paura della piazza – è la sensazione di paura o grave disagio che un soggetto prova quando si ritrova in ambienti non familiari, temendo di non riuscire a controllare la situazione che lo porta a desiderare una via di fuga immediata verso un luogo da lui reputato più sicuro».
Partendo da questo tema e dallo studio clinico di questa malattia sintomatica del nostro tempo, Constanza Macras sviluppa la sua ricerca e costruisce una riflessione sull’odierna società, esprimendosi in maniera diretta e semplice attraverso scene di routine quotidiana al limite dell’assurdo: due amiche preferiscono rimanere in casa e ammazzare il tempo imitando films, alternandosi in una compulsiva sfilata di completini intimi improbabili, sprofondare nel caro e sicuro divano, mangiare schifezze, ordinare una pizza a domicilio e fantasticare su ipotetici risvolti di incontri ad una festa, anzichè andarci davvero.
L’impronta sociologica della coreografa vuole essere provocatoria e la foto della nostra società sfocia spesso in humor nero, al limite della risata ironica; è labile il confine con l’amara verità: nel finale siamo noi quelli che si rinchiudono dentro casa, bardati dietro maschere di tecnologie, piuttosto che andare ad una festa con persone in carne ed ossa. E se di primo acchito vedere proiettata sulla scena una telefonata in giapponese via Skype può sembrare strano, subito dopo si realizza che è esattamente la nostra quotidianità, governata dalla tecnologia. Una pioggia di stereotipi hypster, di dialoghi su Facebook, di video su YouTube scatenano risa e divertimento tra il pubblico, che si ritrova perfettamente nel vorticoso XXI secolo.
Di notevole impatto visivo, evocativo e metaforico sono le scenografie, in particolar modo la pedana rotante a metà tra una giostra e una bussola del tempo, sulla quale un divano e un tavolino riproducono l’ambiente sicuro della casa. Una porta che si muove su due ruote sulla scena rende creativo lo spazio, aprendo dimensioni e situazioni-limite.
I personaggi molto ben definiti e caratterizzati sono interpretati da due danzatori – una giapponese ed un brasiliano – un musicista argentino, un’attrice brasiliana ed una argentina, cinque performers poliedrici sorprendenti. È molto interessante la mescolanza di diversi linguaggi e come si venga ipnotizzati e l’effetto ipnotico che le commistioni creano; non ci si stanca mai di sentir parlare inglese, francese, spagnolo, tedesco e di vedere le rappresentazioni di tantissime sfaccettature delle nostre vite.