coreografia e musica Hofesh Shechter scene Merle Hensel disegno luci Lee Curran costumi Christina Cunningham danzatori Paula Alonso Gómez, Maeva Berthelot, Chien-Ming Chang, Frederic Despierre, Neus Gil Cortés, Bruno Karim Guillore, Philip Hulford (Assistente alle prove), Yeji Kim, Kim Kohlmann, Erion Kruja, Merel Lammers, Attila Ronai, Diogo Sousa danzatori apprendisti: Madeleine Fairminer, Clara Villalba produzione Hofesh Shechter Company Romaeuropa Festival 2014 Mercoledì 1 Ottobre, Teatro Argentina, Roma
Hofesch Shechter, coreografo israeliano naturalizzato londinese, è il secondo ospite per la danza nel rigoglioso cartellone della nuova edizione del Festival Romaeuropa. Insieme alla sua straordinaria compagnia ha calcato le scene del Teatro Agentina con la nuova produzione Sun.
Come suggerito dal titolo, lo spettacolo e l’allestimento di Shechter prendono dal sole tutta l’energia e la vitalità necessaria per trattare un tema che di solare non ha effettivamente niente: la guerra ciclica e brutale per la sopravvivenza e la sopraffazione insita in ogni essere vivente.
Le volute e perfette contraddizioni di questa performance si espandono e toccano anche gli elementi accessori che la costruiscono: i costumi, le luci e le musiche. Di fattura pregevole i costumi di Christina Cunningham suggeriscono epoche barocche, feste di corte e travestimenti clowneschi, sfarzo e ridicolo insieme. Le musiche si compongono di intrecci e sovrapposizioni che danno inizialmente una sensazione di spaesamento, ma che costringono poi ad un ascolto più attento. Create dallo stesso Shechter, si intrecciano momenti lirici e barocchi a musiche elettroniche, a volte passate simultaneamente, con volumi dichiaratamente eccessivi e richiami brutali di urla e grida. Ad un ascolto più attento è chiara anche una certa autoreferenzialità: il coreografo, promettente batterista rock in gioventù, ha composto dei pezzi in cui, soltanto attraverso la ritmica, si poteva individuare il suo nome ripetuto ossessivamente. Infine, menzione speciale al disegno luci dell’artista Lee Curran, un lavoro pregevole, senza un minimo di sbavature, arricchito da idee geniali ed eleganti, che simulavano i colori caldi del sole, dalla luminosità di un’alba, alla malinconia di un tramonto fino alla penombra delle stelle.
Il tutto portato in scena da 15 danzatori la cui tecnica, energia e presenza scenica hanno letteralmente incantato. Coreografie all’unisono di rara intensità, movimenti grezzi ma nello stesso tempo eleganti, insieme forti e dolci.
Unico neo, la non emozionalità del tutto. Il tema è trattato con estrema freddezza, sicuramente voluta: basti pensare all’iconicità delle sagome in legno a rappresentare le prede e i predatori, allo smascheramento della finzione e alla plasticità dei momenti rappresentativi di tale conflitto.
Uno spettacolo di forte energia, ottime idee e con un impianto geniale che pecca solo di poca emozionalità, una scelta che però risulta essere più che consapevole.