di Michel Houllebecq
interpreti Joseph Drouet, Denis Eyriey, Antoine Ferron, Noèmie Gantier, Carine Goron, Alexandre Lecroc-Lecerf, Caroline Mounier, Victoria Quesnel, Geraldine Roguez, Maxence Vandevelde
produzione Si vous pouviez lécher mon coeur
18 novembre, Teatro Vascello, Roma
E’ andato in scena nell’ambito del Romaeuropa Festival al Teatro Vascello il 19 e il 20 novembre, l’attesissimo lavoro del giovane regista francese Julien Gosselin, “Les particules elementaires”. Lo spettacolo è un adattamento teatrale dell’omonimo e controverso romanzo di Michel Houellebecq, e ne affronta con coraggio il corpo imponente.
La narrazione ruota attorno alla figura malinconica e affascinante di Michel Djerzinski che viene descritto all’apertura dello spettacolo da un’attore narratore con le parole: “Questa è innanzitutto la storia di un uomo, di un uomo che passò la maggior parte della propria vita in Europa occidentale nella seconda metà del Ventesimo Secolo. Perlopiù solo, egli intrattenne tuttavia rapporti saltuari con altri uomini. Visse in un’epoca infelice e travagliata.”
Michel è un biologo molecolare che getterà le basi per la creazione di un nuovo genere umano, geneticamente esente da tutti i difetti del vecchio. Dalla vicenda personale e visionaria di quest’uomo si dirama un florido bosco di storie famigliari che a macchia d’olio si interseca con le temperature sociali e culturali dell’epoca in un lasso di tempo che va dal 1968 al 2029.
“Penso di avere la fortuna di appartenere a una generazione che può ignorare le distinzioni tra ciò che è teatro e ciò che non lo è. Il mio è un teatro plastico, è un concerto, è un’istallazione, è letteratura. Gesto, attori, spazio, testo…utilizzo tutto ciò che è in mio possesso, ponendolo sullo stesso piano, con lo scopo di dar vita ad uno spettacolo il più potente possibile.”
Così Gosselin descrive il suo lavoro e di fronte allo spettatore si apre un mondo stratificato e complesso. Dieci attori che stanno quasi sempre tutti in scena abitano il palco formato da una pedana sollevata su sei gradini che circondano l’arena centrale. Gli interpreti suonano dal vivo, cantano, recitano da narratori esterni e da sottili interpreti, a tratti vengono ripresi in diretta da telecamere poste in scena e proiettati sul grande schermo presente sul fondo. Scritte monumentali dal sapore pop scandiscono i capitoli del romanzo spettacolo, aiutando il pubblico a mettere gli accenti su quello che si presenta come un flusso denso di accadimenti storici, nozioni scientifiche, tradimenti, orge, sesso, decadenza.
Una critica violenta alla società post sessantottina disegnata alla maniera dell’epopea, del grande affresco. “Il mio è un teatro mondo, non un teatro di piccole storie. D’altra parte l’aspetto triste e a tratti violento dell’opera di Houllebecq è una caratteristica che ho sempre apprezzato. Ho capito col tempo che a una parte di pubblico le sue storie e i suoi personaggi risultano brutali o non politically correct. Ma, mi piace mettere lo spettatore in tensione, fare in modo che possa sentirsi violentato dall’opera che sta guardando.” Tra i fumi da concerto rock provenienti dal palco che pervadono il naso, si ha l’impressione di fare un’esperienza teatrale totale dove concettualità, emozione, narrazione, musica, spazio, tempo e perfino odori trovano una loro mistica intesa, ed è come ritrovare un vecchio amico carissimo che credevi di avere perso.