Una seconda giornata intensa quella della Festa del Cinema di Roma. Protagonisti della giornata ben quattro pellicole della Selezione Ufficiale, più l’anteprima dei primi tre episodi della serie iraniana Fauda, di Assaf Bernstein. Una giornata caratterizzata dalle contaminazioni di genere e nazionalità, che animano una Festa ancora in fase di decollo.
Apre l’italiano Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, applauditissimo dalla stampa e con due ottimi attori come Claudio Santamaria e Luca Marinelli. Tra misantropia e voglia di scalare la piramide della mala romana, l’opera di Mainetti sorprende per l’originalità con cui unisce, tra dramma e comicità, il romanzo di formazione del supereroe alla volontà di potenza dell’arrampicatore malavitoso tutto dedito a trovare i suoi 15 minuti di gloria.
Segue il giapponese Sion Sono con The Whispering Star (Hiso Hiso Boshi), in cui il mondo visionario del mondo occidentale si unisce a quello del mondo orientale. Un viaggio metafisico nello spazio del tempo e della mente. Una pellicola particolarmente dilatata, che ricorda moltissimo le prime opere di David Lynch, come Eraserhead, raccontando però l’alienazione e la solitudine della società contemporanea, ormai praticamente estinta.
Vera sorpresa della giornata, e per ora una delle opere più promettenti della Festa del Cinema, è il drammatico Room di Lenny Abrahamson, tratto dall’omonimo romanzo della scrittrice Emma Donoghue. Già vincitore del 40esimo Toronto Film Festival, Room è una di quelle storie che capita di sentire al telegiornale, in cui raramente si riesce a trovare un lieto fine, e si può solo ascoltare inermi. Raccontato attraverso gli occhi di un bambino, Room parla di prigionia fisica e mentale. Violento e intenso, ma anche dolcemente intimo. La brutalità dell’uomo rappresentata attraverso il mondo dei giochi dell’innocenza.
Con Junun, documentario di Paul Thomas Anderson con la collaborazione del compositore e chitarrista Jonny Greenwood e il produttore Nigel Godrich dei Radiohead, si cambia completamente registro. I tre sono protagonisti di un viaggio in India avvenuto nel Febbraio 2015 che li vede coinvolti in un progetto musicale con il compositore pluristrumentista Shye Ben Tzur. Il documentario pone al centro di tutto la passione per la musica, ricca di contaminazioni sia a livello culturale che a livello etnico. Divertente e anche particolare, Junun è un lavoro probabilmente rivolto più ai fan del regista e agli appassionati di contaminazioni musicali, piuttosto che a un pubblico più vasto.
Non mancano ovviamente gli Incontri Ravvicinati ad animare la curiosità del pubblico della Festa, e la seconda giornata chiama doppio. Si inizia, infatti, con l’attore Jude Law, impegnato già da tempo a Roma per le riprese di The Young Pope, la serie di Paolo Sorrentino. Nonostante la poca partecipazione mostrata al “pre”incontro – l’attore infatti non rilascia interviste o fotografie e non partecipa neanche al carpet – Jude Law si mostra commosso nei confronti delle numerose sequenze mostrate da Monda durante l’incontro, ritrovando un se stesso molto più giovane e inesperto. Toccata solo di sbieco la già citata serie di Sorrentino che lo vede protagonista.
«Avevo detto a tutti che mi sarebbe piaciuto lavorare con Paolo Sorrentino. Un mese dopo lo script è arrivato».
L’intera discussione si muove intorno alla carriera di Law. Chicca finale la sequenza scelta da Law, ovvero La morte corre sul fiume di Charles Laughton, film che ha conosciuto grazie alla madre e che lo ha fatto innamorare per la prima volta del cinema.
Segue l’architetto Renzo Piano, artefice del bellissimo Auditorium che ospita le otto giornate della Festa e che, sempre insieme ad Antonio Monda, discute delle analogie tra cinema e architettura seguendo i concetti di “avventura”, “sequenza” e “frammento”. L’incontro, breve ma appassionante, è stato reso vivo dall’architetto grazie a una serie di aneddoti professionali.
Proseguono le Retrospettive: quella Pixar, domani raddoppierà con la Masterclass di Kelsey Mann e il footage del nuovo film d’animazione Disney Pixar, Il viaggio di Arlo (The Good Dinosaur).
Il via anche agli Omaggi con S is for Stanley, documentario di Alex Infascelli sulla vita di Emilio D’Alessandro, autista personale del regista americano, e l’Omaggio a Sergio Corbucci alla Casa del Cinema con la proiezione Sergio Corbucci – L’uomo che ride.
Prosegue anche la rassegna autonoma della Festa, Alice nella Città, con ben otto appuntamenti legati alla giornata: dall’atteso sequel Belle & Sebastian, The Adventure Continues, già protagonista in passato a Roma, al tedesco Four Kings, opera prima di Theresa Von Eltz, un complesso ritratto di quattro adolescenti problematici che si ritrovano a dover passare le vacanze di Natale in una clinica psichiatrica, affiancati da uno psichiatra anticonvenzionale e coraggioso. Un film modesto ma al tempo stesso audace, soprattutto grazie all’impeccabile performance, molto realistica, dei giovani attori.
Uno spazio all’interno della rassegna nella sezione Panorama l’ottiene l’italiano Monitor, scritto e diretto da Alessio Lauria e sviluppato all’interno della Bottega Creativa Experimenta promossa da Rai e Premio Solinas.
Grandi nomi e grandi attese per la terza giornata della Festa. Restate con noi!