Continua, nella quinta giornata della Festa del Cinema di Roma, la presentazione della Selezione Ufficiale con cinque pellicole estremamente diverse tra loro, sia per genere che per tematica e nazionalità.
Incominciamo con Ville-Marie, seconda pellicola del francese Guy Èdoin, con la nostrana Monica Bellucci, tra gli ospiti di oggi del red carpet. In una sorta di sfondo pirandelliano, Èdoin racconta le vite disastrose di quattro personaggi che, in una sfortunata notte a Ville-Marie, si incrociano.
Dalla Francia passiamo all’India con il primo “Buddy Movie” al femminile, il coraggioso e divertente Agry Indian Goddesses di Pan Nalin. Una pellicola irriverente, rivoluzionaria e totalmente folle, fuori dagli schemi, come le sue protagoniste. Un film fresco e giovane, che sottolinea ancora una volta l’importanza e gli strumenti di Bollywood. Angry Indian Goddesses racconta la storia di donne totalmente diverse tra loro, particolari nelle loro mille sfumature di cinismo e fragilità. È come se l’adolescenza non fosse mai finita, davanti allo schermo si compongono i pezzi di puzzle tra sesso, bugie, rotture e ricongiungimenti. Ma quanto ancora si potrà far finta di essere eternamente delle adolescenti?
Dalla problematicità femminile, ad un panorama cruento, quello della seconda guerra mondiale di Land of Mine di Martin Zandvliet. Il film ha come protagonisti alcuni giovani soldati tedeschi catturati dopo la fine delle ostilità e sottoposti allo sminamento di una lunghissima spiaggia della costa occidentale danese sotto alla quale sono nascoste 45mila mine. Punti focali dell’opera sono il tema del perdono e la liberazione dalla colpa di essere tedeschi. Land of mine è una roulette russa forzata in cui i protagonisti strisciano sulla sabbia come se essa fosse il luogo di uno stato d’eccezione esistente tra la vita e la morte, tra la terra in cui sono confinati e un mare invisibile. Non c’è memoria del passato appena accaduto ma solo sogni infranti per il futuro.
Restando in tematica guerrigliera, ma con un salto dalla Danimarca all’Argentina, abbiamo il preferito del “nostro” Antonio Monda, Eva no Duerme di Pablo Agüero, con lo spagnolo Gael Garcia Bernal, arrivato alla notorietà con l’irriverente serie di Amazon, Mozart in the Jungle. Il film è una fedele ricostruzione sulla scomparsa del corpo di Eva Perón, l’amata Evita del popolo argentino, dal giorno della morte alla sua sepoltura, ben venticinque anni dopo.
Cambiamo totalmente registro con l’ultima, cruenta, pellicola della giornata The Confessions of Thomas Quick di Brian Hill, documentario su quello che era considerato il più prolifico serial killer scandinavo. Con un tono estremamente distaccato, che si potrebbe definire puramente “scandinavo”, il regista ricostruisce l’incredibile storia di Sture Brugwell – alias Thomas Quick – internato per anni in un ospedale psichiatrico. Durante la sua permanenza nell’istituto “grazie” all’aiuto di una equipe di psicologi l’uomo arriva a confessare una serie di brutali omicidi e viene condannato per otto di essi. Cannibale, sadico, pedofilo, perverso, mostruoso. Brian Hill non fa altro che trasformare la visione dello spettatore, attraverso footage, interviste e ricostruzioni, in un misto di odio e sconvolgimento per poi ribaltare l’intera scena attentamente costruita al fine di evidenziare le pressioni subite da Sture/Thomas durante l’internamento e il plagio a cui fu sottoposto da psicologi e poliziotti in quegli anni. Non un killer per i giudici svedesi, ma un mitomane drogato fino all’osso vittima di coloro che lo volevano salvare. Non più ripudio della persona e del suo pseudonimo, Thomas Quick, ma commiserazione per l’uomo reale, Sture Bergwall, in un artificioso e funzionale rovesciamento cinematografico e cronologico che lascia sbalordito lo spettatore facendogli purtroppo gustare lo stesso sapore di quelle inchieste televisive che vanno tanto di moda in questi anni.
È stato presentato oggi alla Festa uno degli omaggi più attesi di queste otto giornate, ovvero quello dedicato al mondo della cinematografia di Alfred Hitchcock e che parte da una delle conversazioni più famose della storia del cinema, quella tra il maestro del suspense e uno dei maggiori esponenti della Nouvelle Vague, François Truffaut. Presenta il film di Kent Jones, direttore artistico del New York Film Festival e lo stesso Antonio Monda, facendo così un’eccezione alla nuova politica della Festa. Accanto a lui il distributore italiano Valerio De Paolis. La produzione del film venne annunciata al 67° Festival di Cannes, e alla sua realizzazione sono intervenuti tra i più grandi esponenti del cinema contemporaneo: da Wes Anderson a David Fincher, da Scorsese a Kurosawa. Una vera e propria conversazione in più dimensioni che emoziona e coinvolge gli spettatori appassionati e gli addetti ai lavori, facendoli perdere in un mondo artistico che, ormai, ha perso la sua autenticità.
Una piccola parentesi letteraria sempre a sfondo cinematografico conclude questa quinta giornata della Festa con la presentazione del libro di Gian Luigi Rondi, Tutto il cinema in 100 (e più) lettere. Il libro è una vera e propria raccolta di tutte le lettere ricevute da Rondi dai più grandi padri della cinematografia italiana, da Visconti a De Sica, Antonioni e Fellini, e una lunga serie di fotografie, cartoline, biglietti d’auguri e ritagli di critici cinematografici usate per raccontare il dietro le quinte del cinema italiano.