Prosegue la Decima edizione della Festa del Cinema di Roma. Arrivati al settimo giorno, le danze si aprono con gli Incontri Ravvicinati. Protagonista di questa serata è l’americano regista indipendente Todd Haynes, autore e sceneggiatore di titoli come Velvet Goldmine e Far from Heaven, tutti presentati e premiati ai grandi Festival Internazionali. Haynes porta alla Festa del Cinema di Roma il suo ultimo lavoro presentato al 68° Festival del Cinema di Cannes, Carol con Cate Blanchett e Rooney Mara.
L’incontro, moderato da Antonio Monda, segue i passi della carriera del regista, partendo dal primissimo Poison del 1991 fino a giungere al recente Carol, passando per i cambiamenti di tematica e di stile intrapresi dal regista nel corso dei suoi ventiquattro anni di carriera. Come da prassi di questa edizione, sono state selezionate quattro clip tratte da quattro film: Far From Heaven (2002), Velvet Goldmine (1998), Safe (1993) e I’m not there (2007), alle quali si vanno ad aggiungere due clip selezionate dal regista, L’eclisse di Antonioni e La paura mangia l’anima di Rainer Werner Fassbinder, e una clip di un film che accomuna il gusto del direttore artistico Monda e del regista, Breve incontro di David Lean. Una piacevole conversazione in cui è emerso che il cuore di tutti i film di Haynes, quasi comunicanti tra loro da questo fil rouge, è l’opposizione a una determinata etichetta. Tutti i personaggi di Todd Haynes sono persone che vogliono tirarsi fuori dagli schemi, dalle etichette già confezionate, perché troppo strette, come Bob Dylan in I’m not there o Brian Slade in Velvet Goldmine. Analoga situazione in Carol, dove le protagoniste stesse hanno l’esigenza di tirarsi fuori dalle etichette, vivendo il loro modo di essere a testa alta.
Tratto dall’omonimo libro di Patricia Highsmith, Carol è la storia di due donne nella New York degli anni ’50. Due donne provenienti da realtà e vite differenti destinate a incrociarsi. Una storia d’amore che va oltre la sessualità delle donne, esprimendo con forza e decisione l’importanza e il coraggio di dire chi siamo e cosa vogliamo. Coraggio che manca un po’ ad Haynes. Il film è elegante, dominato da una fotografia perfetta e da due attrici assolutamente padrone della propria parte, eppure tutto rimane troppo sospeso e quasi avvolto da una nuvola di mistero che non convince tutti gli spettatori. Un po’ vago sul finale è un film incerto nei sentimenti che vuole trasmettere. Una pellicola controversa che risente moltissimo dell’influenza del cinema anni ’30.
Si prosegue con la Selezione Ufficiale e lo spettacolare Ouragan, l’odysee d’un vent dei registi Cyril Barbançon e Andy Byatt. Uno spettacolare documentario in 3D che ha come protagonista l’uragano atlantico. Il mondo umano e animale è solo un mero personaggio di contorno, destinato a essere totalmente travolto dall’uragano che appare sullo schermo come qualcosa di reale e concreto. Immagini a tal punto suggestive da far perdere lo spettatore dentro di esso.
E dalla forza distruttiva della natura, passiamo alla forza distruttiva della mente e del sogno. In bilico tra realtà e fantasia arriva Full Contact di David Verbeek, pellicola visionaria e ambigua. La storia di un uomo prigioniero della tecnologia, schiavo di un mondo irreale a tal punto da non distinguere più le due cose e commettere uno sbaglio irreparabile. Da questo momento in poi la vita di Ivan inizia un nuovo percorso di disconnessione dal mondo del reale, finendo quasi prigioniero dei suoi stessi incubi.
Conclude la Selezione Ufficiale quotidiana lo spagnolo Amama di Asier Altuna, ben due volte nominato al Goya come miglior regista esordiente e per miglior cortometraggio documentario. Una pellicola dominata dalla continua lotta tra tradizione e innovazione. Lo scontro di più generazioni messe a confronto, che si rinchiudono quasi in una sorta di prigione che prende il nome di famiglia. Un film complesso e introspettivo che fa riflettere sui cambiamenti tra nonni, genitori e figli e sull’importanza delle radici e dell’identità.
Prosegue l’Omaggio dedicato a Ettore Scola. Dopo la visione del documentario realizzato dalle figlie, si prosegue con una versione restaurata, a cura di CSC – Cineteca Nazionale, di uno dei film più apprezzati e amanti di Scola, La terrazza, vincitore a Cannes della miglior sceneggiatura e del premio per la migliore attrice non protagonista, Carla Gravina.
Omaggio speciale, che chiude questa giornata, quello dedicato a Morando Morandini, critico di fama mondiale scomparso improvvisamente pochi giorni fa. La Festa omaggia il critico con una proiezione del documentario di Daniele Segre, Je m’appelle Morando – alfabeto Morandini. Partecipano all’incontro, ricordando e rievocando la figura di Morando Morandini, assieme alla figlia Lia Morandini e il direttore artistico della Festa Antonio Monda, Piera Detassis, Giorgio Gosetti, Paolo Mereghetti e Mario Sesti. In sala, tra i partecipanti dei vari interventi c’è anche il regista del documentario.