The End of the Tour, di James Ponsoldt, USA 2015, 106’ Prodotto: James Dahl, Matt DeRoss, David Kanter, Mark C. Manuel, Ted O’Neal @ alla Festa del Cinema di Roma
Presentato per la prima volta al Sundance Film Festival 2015, The End of the Tour di James Ponsoldt fa parte della Selezione Ufficiale della Decima Festa del Cinema di Roma.
Basato sul libro dello scrittore e giornalista David Lipsky, interpretato nel film da Jesse Eisenberg, The End of the Tour è il ritratto e l’omaggio a uno dei più grandi scrittori della letteratura contemporanea, David Foster Wallace, morto prematuramente nel 2008. A sua volta, il libro è tratto dalla famosa intervista durata cinque giorni che Wallace concesse a un giovane Lipsky, all’epoca giornalista per la rivista di musica “Rolling Stones”, durante la fine del tour promozionale del suo rivoluzionario libro Infinite Jest.
La storia è raccontata dai ricordi di Lipsky, sconvolto in piena notte dalla notizia del suicido di Wallace, interpretato da Jason Segel. I primi minuti del film sono un percorso silenzioso della memoria e del dolore di Lipsky, prima di trovarsi in una libreria, davanti a un pubblico uditore per leggere alcuni passi di quell’avventura durata cinque giorni.
Il fenomeno letterario Wallace sconvolse tutti nel 1996. L’immagine stessa dello scrittore era sconvolgente; era quasi da non credere che un campagnolo insegnante dell’Illinois fosse in grado di partorire un romanzo così intenso dal peso di quasi due chili. David Lipsky, da poco entrato nella redazione di “Rolling Stones”, è uno di quelli che non può credere che la scrittura di questo Wallace possa essere a tal punto illuminante. Bastano poche pagine del famoso Infinite Jest per non solo convincere Lipsky di quel talento, ma anche per farlo partire alla volta della composizione del ritratto di quell’artista.
«Si leggono le storie per essere protagonisti».
Il primo incontro tra Lipsky e Wallace ha molto dell’ironico. La perfezione e lo stacanovismo del primo sono messi al confronto con la poca cura e il caos che, invece, si forma attorno a Wallace.
David Foster Wallace è un uomo fondamentalmente solo e la sensibilità di Lipsky viene immediatamente colpita da questo particolare. È come se Wallace sentisse un feroce senso di colpa nei confronti di quel successo, per lui, non reale. Un uomo totalmente a disagio nei panni dello scrittore di successo, un uomo impossibilitato nello scoprire il suo posto nel mondo, perché continuamente in lotta con se stesso. Una persona insicura che non ama essere al centro dell’obiettivo. All’inizio dell’intervista quella spia rossa del registratore di Lipsky risulta essere per lui una vera e propria minaccia.
Wallace sembra essere stato rigettato da un mondo sconosciuto. Il suo linguaggio è a volte obsoleto, altre volte privo di una vera brillantezza; il suo modo di vestire è trasandato, ha i capelli da hippie e una bandana usata come simbolo di forza e sicurezza.
The End of The Tour è un film che non scivola mai nel retorico o nello stereotipo. Sebbene composto da moltissimi dialoghi, lo sceneggiatore Donald Margulies è assolutamente all’altezza del compito, rendendo la struttura narrativa fluida e semplice da seguire. James Ponsoldt riesce con le sue immagini a non essere mai melenso, componendo un film che lascia il sorriso sulle labbra dello spettatore, senza appesantirlo di quella tragedia avvenuta anni fa. Merito di questo va soprattutto agli attori scelti.
La bravura di Jesse Eisenberg è stata confermata ormai da tempo anche da autori importanti come David Fincher. Anche questa volta l’attore non delude le aspettative, sebbene venga sempre selezionato per le personalità meno simpatiche e facili da digerire per lo spettatore. La vera sorpresa è tuttavia Jason Segel, in grado di interpretare personaggi particolarmente complicati e rendendo giustizia alla vera essenza di David Foster Wallace.
The End of the Tour è un salto nel passato e nell’incredibile storia di un uomo che ha cambiato, inconsapevolmente, le “regole” della letteratura contemporanea e insieme la storia di un’amicizia, di un rapporto di stima e lealtà reciproca nato quasi per caso. Una lunga conversazione che David Lipsky ha saputo portare oltre la morte del collega e amico, dando al mondo intero un’immagine totale e completa di David Foster Wallace.