Au plus près du soleil, di Y. Angelo, Fra 2015, 103′
Produzione Epithète Films
Distribuzione Bac Films
@ Festa del Cinema di Roma
Il suicidio di un uomo e l’accusa alla sua amante di averlo circuito e indotto alla morte, dopo avergli sperperato tutto il patrimonio, sono solo il prologo di una vera e propria deflagrazione familiare in cui la causalità di un incontro, quello tra la stessa donna e il magistrato che la farà incarcerare, si tramuta in un fare i conti con una verità (in)confessabile.
L’epicentro di questo sisma mortifero è Juliette, femme fatale a cui gli uomini, qualsiasi sia la loro età, non riescono a resistere, come se la loro pulsione sessuale fosse impossibile da frenare.
L’apertura noir del film imbocca ben presto una dimensione puramente tragica e dal sapore smaccatamente greco che accozza, senza rivitalizzarli, i vari temi da cui trae spunto e in cui la paura per la possibile distruzione del nucleo familiare si tramuta nell’esposizione asfittica dei visi dei protagonisti. Yves Angelo si focalizza infatti su una continua sequela di primi piani – spesso in belle inquadrature ricercate e netti tagli di montaggio – che ritraggono volti provocanti, volti disperati, volti innocenti, volti colpevoli: volti progressivamente tumefatti dall’impasse creatasi nell’elusione della verità e della sua rivelazione. Senza accelerare mai, Au plus près du soleil ci dona un finale scontato la cui esplosione incestuosa dilania solo chi è consapevole del dramma in atto, ottundendo qualsiasi possibilità di redenzione e svincolando dal dolore l’Edipo di turno, salvato preventivamente dall’accecamento.
Il trovarsi Troppo vicino al sole – traduzione letterale del titolo francese del film – non è nient’altro che una metafora per definire la scoperta in atto, il suo venire alla luce non come svelamento improvviso, ma come progressivo avvicinamento, in parte casuale, in parte voluto, sicuramente mal gestito; un’ustione inguaribile, che carbonizza le esistenze dinnanzi alla verità.