La Gallery of Art della Temple University ospiterà fino all’11 ottobre una mostra tutta al femminile, a cura di Tiziana Musi. Le artiste, provenienti da nazioni diverse, esporranno i propri lavori, realizzati con tecniche differenti.
Romance 1
a cura di
Tiziana Musi
Artiste: Francesca Checchi, Adeleide Cioni, Annabella Cuomo, Lulia Ghita, Julia Klemm, Leila Mirzakhan, Caterina Nelli, Maria Pia Picozza, Luise Ritter, Sara Spizzichino and Delphine Valli.
25 settembre – 11 ottobre 2012
Temple University
Lungotevere Arnaldo da Brescia 15, Roma
Negli ambienti dell’università statunitense, il 25 settembre è stata inaugurata Romance 1, a cura di Tiziana Musi. Tale esposizione è il proseguimento ideale di Il mondo delle donne, mostra curata da Laura Iamurri e Greg Smith, realizzata nel 2011 sempre alla Temple University.
Entrambi gli eventi rientrano nel progetto dell’associazione “La Magnolia”, la cui finalità è tesa a sostenere le donne che operano nel campo dell’arte.
Dunque anche quest’esposizione si tinge di rosa, dalla curatrice alle artiste; la stessa Tiziana Musi spiega che il titolo Romance si riferisce da una parte al «luogo dell’esperienza creativa», vale a dire Roma, dall’altra alla capacità tutta femminile di raccontare il proprio vissuto, facendo si che questo diventi il simbolo per rappresentare valori universali, attraverso cui tutti gli uomini possono riconoscersi.
Appartenenti a paesi diversi, ogni artista infatti porta in scena le propria esperienza, fatta di ricordi, emozioni e sensazioni, lasciando la possibilità allo spettatore di esperire e giudicare il risultato dell’opera. E la cosa più interessante è che si mescolano non solo le esperienze, ma anche le tecniche, dal momento che ognuna delle artiste opera con materiali differenti.
Francesca Checchi, ad esempio, attraverso un Super8 digitale, invita a riflettere sul mondo dell’arte come gabbia da scardinare per rigenerare un nuovo spazio in cui creare, e lo fa con tre colori soli: il nero, il bianco e il rosso; e ancora Leila Mirzakhani (nata a Teheran) ricorre all’acrilico per indagare sui luoghi interiori, che vanno a sovrapporsi a quelli dell’infanzia, ottenendo un effetto che definiremmo “informale”; e infine Julia Klemm (di nazionalità tedesca) porta in mostra ciò che rimane di una disinstallazione avvenuta negli spazi de La Situazione Act un paio di mesi fa: l’artista incentra la sua ricerca sulla percezione della natura, incollando fotografie della Terra (vista con google map) su cartone; in questo modo la visione d’insieme si fa più chiara, ma allo stesso tempo ironica.
Questi sono solo alcuni esempi che esplicano l’attitudine al racconto delle protagoniste della mostra; nel momento in cui le artiste esternano la propria interiorità, questa perde contatto con il tempo e lo spazio, mentre si moltiplicano sguardi e rimandi di un’eterea consistenza. Ogni storia diventa assoluta, ed ogni spettatore può immedesimarsi in essa; uomo o donna che sia.
2 commenti
Pingback: Intervista a Julia Klemm (prima parte) | Pensieri di cartapesta
Pingback: Intervista a Julia Klemm (seconda parte) | Pensieri di cartapesta