Teatro Sala Uno, RomaThe Jinx regia Jolanta Góralczyk con Adrianna Maliszewska, Paulina Mikuśkiewicz e Jagoda Siegień compagnia PWST National Academy of Theatre Arts in Cracov Branch in Wroclaw Puppetry Department Blind Cat regia Gamal Elsayed Hussein Mohamed con Fatma Ahmed Mohamed Mahmoud, Sara Mohamed Medhat Abdou Mohamed Elhawary, Essam Aly Mohamed Hafez, Wessal Abdel Aziz Mahmoud Hassan, Refaat Mohamed Abdel Alim Hassan Abou Shahla, Eslam Awad Mohamed Elnagdy direttore di performance Ahmed Ezzat Abdel Hamid Mohamed Elalfy disegno luci Ebrahim Ramadan Hassan Hassan musica Mohamed Farouk Essmat Moursy Bakr 24 giugno 2016,
Il Teatro Sala Uno di San Giovanni ospita l’XI° edizione del RomaTeatroFestival, organizzato dall’Accademia romana “Sofia Amendolea”, che propone spettacoli nazionali e internazionali di giovani interpreti e spettacoli proposti al pubblico in lingua originale.
Il lavoro in apertura a questa terza giornata di festival è stato quello del dipartimento di burattini dell’accademia di Teatro di Cracovia. The Jinx si sviluppa all’interno di una scenografia di tessuti appesi – che ricordano quelli stesi ad asciugarsi al sole – e vede coinvolte tre giovani burattinaie che fanno vivere cinque personaggi con maestria ed attenzione. In scena troviamo quindi tre corpi neutri vestiti di nero e una strega – che vuole essere cattiva e temibile, ma che in realtà è sola e dal buon cuore, manovrata da due artiste –, il classico gatto nero che porta sfortuna e che per questo non ha amici – anche se ne vorrebbe – e tre topolini, di cui due perfidi e uno un po’ “birichino”. Nonostante il lavoro sia in polacco, questo non rappresenta una barriera linguistica e lo spettacolo è fruibile e divertente e questo è reso possibile dalla bravura delle tre artiste che restituiscono con precisione la chiarezza dei movimenti e delle azioni con cui fanno vivere i personaggi: l’atmosfera è di favola – questo anche grazie all’essenza dei protagonisti, un gatto, un topo e una strega – e dona spensieratezza a chi guarda, che si sente un osservatore dal buco della serratura di una porta un po’ rovinata di una casa in mezzo al bosco. Lo spettacolo non è per soli bambini, seppur abbia delle scelte stilistiche su cui si sviluppa la vicenda – quali filastrocche – che potrebbero renderlo tale. Innegabile è la capacità delle tre burattinaie nel riuscire ad incastrarsi in più momenti, facendo vivere contemporaneamente più di un personaggio.
A seguire il dipartimento di Teatro dell’Università di Alessandria d’Egitto con lo spettacolo Blind Cat, un lavoro che prende forma dalle vicende della rivolta popolare egiziana del 2011, avvenuta per spodestare il governo di Hosni Mubarak. Presentato in lingua araba, Blind Cat accoglie il pubblico in sala con delle proiezioni video in cui scorrono le immagini di gatti negli ambienti che popolano: dalle campagne, ai boschi fino alle città. I gatti si muovono liberamente con quell’aria attenta e pericolosa tipica della specie, cacciando, giocando. Il video ipnotizza e seduce, creando un’atmosfera di accogliente suspense. In scena sei attori, che sono gatti ciechi, che vorrebbero realizzare i loro desideri. C’è chi vorrebbe una bambola capace di dire baba e mama, chi un pezzo di pane farcito di carne, chi un libro, chi una ragazza vestita di blu. Sogni semplici, in fondo. Ma un grande ostacolo impedisce loro di realizzarli. Per i figli di questa società, una vita in pace, felice, è un sogno lontano. Il sottosviluppo, l’incuria, il rifiuto delle altre opinioni non potranno mai generare una persona felice. La società osserva le nostre vite, le cambia, a volte con successo, altre volte fallendo. E spesso, anche quando vince, noi finiamo per distruggere quello che abbiamo conquistato. L’ansia del successo personale annienta il resto. Il ritmo delle performance incalzante e continuo lascia buchi drammaturgici o di regia, gli attori giocano fra loro e con gli oggetti di scena – principalmente sedie trasfigurate in strumenti di protezione o pulpiti da cui pronunciare un discorso. C’è grande coinvolgimento nei momenti di danza tradizionale araba: nonostante il tema centrale del lavoro fosse la rivoluzione, gli interpreti hanno voluto mostrarne le diverse facce. E così la violenza, l’amore per la gente e per la propria terra.