Nell’ambito del Nuovo Progetto FACTORY – Spazio Giovani di Roma Capitale, Rosabella TEATRO ha presentato lo spettacolo Sole Nero presso il MACRO Testaccio – La Pelanda.
Sole Nero
Di: Hugues de Montalembert Diretto e interpretato da: Giulio Stasi Training e regia di movimento: Annalisa Aglioti Traduzione: Daria Sanminiatelli Adattamento: Alice Calabresi Luci: Giuseppe Falcone In collaborazione con: Assessorato alla Famiglia, all’Educazione e ai Giovani di Roma Capitale Con l’organizzazione di: Zètema29 dicembre 2012 – MACRO Testaccio – La Pelanda, Roma
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Il progetto Factory – Spazio giovani di Roma Capitale si configura come un’opportunità. L’Assessorato alla Famiglia, all’Educazione e ai Giovani di Roma Capitale vuole offrire ai giovani creativi che operano nella capitale, uno spazio aperto a proposte e idee, dedicato tutto l’anno all’arte, alla musica, al teatro e al cinema. Per mettere alla prova lo spazio e dare vita a questo nuovo progetto, dal 28 dicembre al 6 gennaio, Ante Factory propone cinque serate tra musica, teatro, poesia e fotografia.
Il 29 dicembre, al MACRO Testaccio – La Pelanda, è stata la volta di Giulio Stasi, con lo spettacolo Sole nero: un monologo di circa 60 minuti basato sulla vera storia di Hugues De Montalembert, pittore e regista trentacinquenne divenuto cieco in seguito a un’aggressione.
All’entrata del pubblico in sala la scena è già aperta: un uomo vestito di scuro, di spalle, dipinge un grande cerchio arancione, con striature rosse e blu; una sfera infuocata, un sole che di lì a poco verrà totalmente oscurato. Inizia così il racconto: a New York nel 1978 il protagonista ha perso la vista, nel tentativo di difendersi da due rapinatori. Gli venne gettato sul viso un liquido caldo: non era caffè, ma un solvente chimico per pulire le tele.
Sole nero ci espone il viaggio di De Montalembert, che cieco, deve imparare di nuovo a vivere. Tutto risulta immancabilmente nuovo: il movimento più semplice, la città, l’amore, l’arte. Pur nella disgrazia più atroce, l’artista non rinuncia allo slancio vitale, alla spinta creativa; non rinuncia a se stesso per abbandonarsi all’esclusione. Impara a servirsi artisticamente delle parole, e a dare voce a quella forza interiore che ci mantiene ancorati alla vita anche quando ogni speranza sembra ormai perduta.
I tre dispositivi che accompagnano la presenza vocale e fisica dell’attore – luci, scena e musica – contribuiscono a raccontare un mondo visto a occhi chiusi, anche se a discapito di un naturalismo scenico. Il risultato è un progetto teatrale che si dirama su diversi piani narrativi e che ha riscontrato una totale approvazione da parte dello stesso De Montalembert. Narrazione e interpretazione si sovrappongono con armonia sulla scena, che viene delicatamente esplorata da Giulio Stasi, la cui vista è impedita da occhiali in lamiera. L’apice estetico viene raggiunto nel momento in cui il protagonista decide di affrontare da solo la città avvolta nella notte.
Gli intenti programmatici del regista e interprete sono stati interamente rispettati: «Ho così chiuso gli occhi e guardato il mondo. Ho ricercato una narrazione che nascesse da un’emozione profonda e vera. Ho scelto di accompagnare le parole con scene, musiche, luci e movimenti che raccontassero queste immagini e queste percezioni».