Il festival Viareggio EuropaCinema 2012, per il terzo anno consecutivo sotto la guida artistica del prof Pier Marco De Santi, ha visto vincere, dopo un’intensa e accesa discussione tra i giurati, la Polonia, con il quarto lungometraggio del regista Wojtek Smarzowski: Rose.
Rose, di Wojtek Smarzowski, Pol 2011, 94′
Titolo originale: Ròza
Sceneggiatura: Michal Szczerbic
Prodotto da: Wlodzimierz Niderhaus
Casa di produzione: Tor Film Production
Interpreti: Marcin Dorocinski, Agata Kulesza, Malwina Buss, Kinga Preis, Jacek Braciak
«Un film a tutto tondo, tecnicamente completo, che analizza la fase storica post bellica in una regione contesa e martirizzata, come la regione dei Masuri, da un punto di vista diverso rispetto alla cinematografica tradizionale. Mescolando atmosfere crude e romantiche, Rose riesce a fornire un quadro sempre presente in tutti i conflitti armati, dando un’efficace rappresentazione dei drammi delle popolazioni che vivono nelle terre di confine».
Questa è la motivazione dichiarata dalla giuria del festival per l’assegnazione del premio al film Rose, motivazione nella quale si fa riferimento alle ottime qualità narrative e tecniche di questo lavoro.
È da poco terminata la Seconda Guerra Mondiale e Tadeuzs, soldato polacco che ha perso tutto, arriva nella zona dei laghi Masuri, territorio conteso tra la Germania e la Polonia. In una delle fattorie, egli trova Rose, vedova di un soldato tedesco. La donna lo accoglie con freddezza, ospitandolo di notte. L’uomo, per ringraziarla, la aiuta a togliere le mine da un campo di patate. Lentamente tra i due nascerà un legame che andrà oltre il semplice convivere volto alla sopravvivenza in un momento e in un luogo profondamente devastati dalla guerra. Tadeusz scopre di volta in volta le cause della solitudine della donna e di sua figlia, continuamente vittime di saccheggi e di abusi da parte dei militari sovietici. Rose, sebbene restia ad ammetterlo, non desidererebbe altro che protezione. Il suo corpo, però, ha sentito troppo su di sé i segni delle violenze e Tadeusz non riesce a farle evitare la morte. L’uomo, prima di essere portato via dai soldati russi, ha ancora modo di proteggere la figlia e così decide di unirsi con lei in matrimonio. Undici anni dopo, egli ritorna alla fattoria e ritrova la giovane moglie.
Una storia, quindi, capace di legare emozioni contrastanti e di forte impatto, grazie anche alle eccellenti qualità tecniche su cui l’estetica del film si basa. In particolar modo sono da sottolineare la fotografia plumbea e il montaggio, in cui attente inquadrature contemplative si alternano a sorprendenti fasi concitate che catturano lo spettatore. Nota di merito va anche alla sceneggiatura, soprattutto per quanto riguarda la caratterizzazione psicologica dei personaggi, molto ben curata sia per i protagonisti che per i secondari. Straordinario il finale nel quale Tadeusz ci appare come un lupo solitario, emblema di un eroe moderno coinvolto in una vicenda dove a trionfare non sono né il bene né il male.
Rose, dunque, vince meritatamente il premio messo in palio dal festival: una proposta alla Cecchi Gori Home Video per la sua distribuzione in edizione dvd sul mercato italiano. Ci auguriamo, però, che prima venga distribuito nelle sale cinematografiche.