Casa di produzione: Eskimo
Distribuzione : Microcinema
@ dall’11 dicembre al cinema
Un algido paesaggio nevoso situato nell’Abruzzo più freddo e montuoso, una croce sullo sfondo, la croce di San Giorgio. È proprio qui che casualmente Donato (Roberto De Francesco) e Nora (Esther Elisha) si incontrano. Lui, in cerca di qualcosa ancora ignoto, gira in auto per le strade innevate; lei invece viene sbattuta violentemente fuori da una misteriosa macchina, proprio sotto gli occhi di Donato. Mosso da uno slancio di generosità, l’uomo decide di offrirle un passaggio. Due esistenze che si incontrano casualmente e che per una buona metà del film mantengono in ombra il loro passato. Un passato che incombente imporrà la propria presenza quando i rapporti tra i due si faranno sempre più stretti. Unico riferimento costante è la neve, che candida e ovattata si contrappone all’oscurità enigmatica caratteristica dei personaggi e dell’intera vicenda.
Un noir atipico, contraddistinto e circondato dal bianco, colore che in questa pellicola crea paradossalmente un effetto labirintico e claustrofobico. Dopo il successo di Gorbaciof, vincitore al Festival International du film d’amor de Mons, Incerti si dedica ad un progetto molto diverso e più intimista. Una storia che si stenta a capire sin dall’inizio, ricca di punti interrogativi e alle volte di contraddizioni. Procedendo per gradi. La scelta della location si è dimostrata un vero asso nella manica per l’intera storia, presentandosi fredda ed eterea, assai lontana dai tipici paesaggi del cinema italiano. Pochi scarni dialoghi lasciano spazio a lunghi piani sequenza, generando un particolare effetto di sospensione. Mostrare anziché narrare. La fotografia, affidata a Pasquale Mari e Daria D’Antonio, è da annoverare tra gli aspetti più interessanti della pellicola poiché studiata nei minimi dettagli. Essa sembra quasi appartenere ad una produzione nordeuropea, offrendo allo spettatore degli scenari esclusivi ed intensi. Un’intensità dell’immagine che forse si perde nella scelta degli interpreti, i quali non si dimostrano probabilmente all’altezza. La scelta di portare sullo schermo un tono eccessivamente minimalista nella recitazione, rende i due protagonisti un po’ troppo lontani da quella cruda realtà narrata nel film. Tutto il pathos si concerta esclusivamente nell’ultima scena, quando allo spettatore viene data la rara possibilità di interpretare uno sguardo e di interpretare conseguentemente il destino dei personaggi. Uno sguardo carico di senso e di incertezza, la chiave interpretativa del tessuto narrativo.
Quello di Stefano Incerti è un film tratteggiato da continui alti e bassi, un perenne interrogativo sugli eventi che non riesce nel tentativo di immergere lo spettatore in una trama forse troppo distante dalla realtà.