“È stato così”
Dal 22 gennaio al 3 febbraio al Piccolo Eliseo va in scena “E’ stato così”, la storia di un amore disperato e geloso, una confessione dettata dalla dolorosa lucidità di una moglie che per anni ha sopportato la relazione extraconiugale del marito.
Di: Natalia Ginzburg Con: Sabrina Impacciatore Regia: Valerio Binasco Luci e scene: Laura Benzi Costumi: Sandra Cardini Musiche originali: Arturo AnnecchinoDal 22 gennaio al 3 febbraio 2013 – Piccolo Eliseo, Roma
Una sedia, un microfono, un riquadro di tappezzeria, tre lampadine. Un’attrice in scena racconta un momento tragico della propria vita. Tratto dall’omonimo romanzo di Natalia Ginzburg, Sabrina Impacciatore porta in scena lo spettacolo E’ stato così in maniera incantevole, riuscendo a penetrare nel personaggio con drammatica forza e struggente femminilità. È la storia di un amore ossessivo, di una donna tradita e sola, costretta a rivivere dentro di sé il percorso esistenziale che l’ha condotta al tragico omicidio del marito. La protagonista è un’insegnante di provincia che mette a nudo i propri sentimenti più intimi, le passioni, le paure e le speranze nel tentativo di non perdere del tutto se stessa.
Un racconto preciso, puntuale, a volte crudo, che trascina lo spettatore in un vortice di tensione e che costringe lo sguardo a concentrarsi sul viso un po’ sfatto della protagonista in scena. Un’anima dannata che cerca purificazione da una tortura che non passerà mai. Una recitazione moderna, non convenzionale, tutta d’un fiato, incurante delle regole di dizione e punteggiatura, dove la passione e la forza delle emozioni rappresentate sono un vortice che ci spinge verso il baratro. La regia di Valerio Binasco è precisa e attenta alle piccole sfumature che si nascondono dietro ogni parola. E’ evidente il lavoro di costruzione-distruzione del personaggio finalizzato ad una messa in scena pulita ed essenziale, senza fronzoli inutili. La musica accompagna in maniera delicata e coinvolgente, senza mai forzare la mano, le parole in scena, creando un ensemble perfetto.
Sabrina Impacciatore si lancia in questo personaggio a corpo morto, entrando in ogni sfumatura ed emozione. Non c’è nulla che viene affidato al caso.In ogni respiro, sguardo, pausa, cambio di voce, persino ogni volta che tira sù con il naso le lacrime che le scendono dagli occhi, si respirano intensità e forza, figlie di un grande lavoro registico ed attoriale. Un racconto-cantilena che finisce e ricomincia all’infinito, alla ricerca spasmodica di una conclusione o forse solo di comprensione. Ognuno di noi potrebbe identificarsi con i personaggi di questo dramma: potenzialmente siamo tutti carnefici o vittime.