Sangue

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Proiettato al Nuovo Cinema Aquila sabato 11 Gennaio alla presenza del regista e Vincitore al Festival di Locarno, Sangue è l’ultimo film di Pippo Delbono. La pellicola ha scatenato numerose polemiche per la presenza dell’ex brigatista Senzani. 

Sangue, di P. Delbono, Ita 2013, 92′

Regia e Montaggio: Pippo Delbono

Intepreti: Pippo Delbono, Giovanni Senzani, Margherita Baglietto

Sangue è un film tanto piccolo nella realizzazione quanto grande negli intenti. Girato volutamente con pochi mezzi – una piccola fotocamera e un Iphone –, sin dai primi minuti non nasconde la sua natura da video-diario quasi del tutto amatoriale nella sua atipica non-ricerca di alcun estetismo visivo. Pippo Delbono mette in parallelo le riprese che lo vedono seguire il doloroso decorso del cancro di sua madre e le chiacchierate informali quanto audaci con l’amico Giovanni Senzani, ex-leader brigatista mai pentito che condivide con il regista il dolore per la perdita della moglie Anna.

L’opera di Delbono è chiara nella dichiarazione di intenti: sfruttare la ripresa della morte della madre o delle confessioni di Senzani per cercare di andare oltre un nesso puramente simbolico. Affrontando a suo modo temi come l’amore, la morte, gli ideali falliti Sangue oscilla tra la storia del singolo e un suo significato più alto che, tuttavia, non si esplicita mai. Nonostante il film sia crudo, secco e assistito solo da alcune scelte classiche di montaggio – a sua volta comunque discutibili come l’uso di una canzone pop durante l’esasperante se non fastidiosa ripresa del cadavere della madre di Delbono in obitorio – non si riesce a non soffermarsi su alcuni problemi prettamente etici che, tuttavia, impediscono un’apertura ad un respiro più ampio. Certo è voluto e certo è chiaro negli intenti provocatori di Delbono; ma per quanto ci si provi, ogni momento chiede fortemente di essere discusso nell’ottica del ruolo stesso dell’occhio cinematografico. Questo ancora prima di arrivare alla capacità di “prospettivare” una visione, etica o politica che sia.

Una chiave di lettura fondamentale viene dalla stessa mano di Delbono che si costringe a filmare mentre accarezza insistentemente la mano della madre morente, come se quell’occhio asettico possa difenderlo dal dolore che, pochi istanti dopo, lo vedrà in auto piangere disperatamente. L’immagine nella sua normatività ormai sdoganata torna alla sua forza primitiva, ancestrale: quella della testimonianza. Che sia quella diretta della donna sorretta solo dalla sua fede o quella indiretta, esplicitata tramite una narrazione lucida e spietata di un brutale assassinio politico, dalla testimonianza di morte scaturisce comunque qualsiasi altra riflessione postuma.

In mezzo alle tante polemiche, Sangue ha il valore, raggiunto forse in modo scorretto, di riportare la realtà dentro l’immagine filmica, dando voce a quelle teorie che ne auspicano un rovesciamento immaginifico. A che prezzo questo avvenga sta allo spettatore – col suo carico di empatia o di accuse – deciderlo: il suo giudizio sarà quello nei confronti di un’opera che non lascia di certo indifferenti.

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