Marco Bellocchio|Sangue del mio Sangue

0
 
 

locandinaSangue del mio Sangue, di Marco Bellocchio, 107′

Produzione Kavac Film

Distribuzione 01 Distribution

@ Al cinema dal 9 Settembre 2015

Vincitore del Premio FIPRESCI: 72° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia

Nichilistico sentore di gattopardiana fatalità. Questo il pensiero che più volte si ripropone in seguito alla visione del nuovo film di Marco Bellocchio, presentato in concorso alla 72° mostra internazionale d’Arte cinematografica di Venezia. Un pensiero intriso di sconforto ovviamente: «tutto cambia, affinché nulla cambi». A muoverlo, però, non è tanto l’ormai concreta oggettività del concetto in sé; quanto la ridondanza con cui, con l’affermarsi del digitale, esso viene continuamente riproposto.

L’innovazione bellocchiana consiste nell’affrontare l’argomento sotto due punti di vista. Il primo, autobiografico, che da sempre contraddistingue i lavori del regista: da I Pugni in tasca a Gli occhi, La bocca e La bella addormentata. Tutto cambia; il tempo passa, ma non tramontano i ricordi dell’Artista e, soprattutto, dell’uomo. Il secondo, ideologico, che mette in evidenza, per mezzo di un raffronto tra passato e presente, la dissipazione dei valori morali dei singoli, avvenuta nel corso di quest’ultimo secolo.

La storia si articola lungo due filoni narrativi, entrambi ambientati a Bobbio, comune che ha dato i natali al regista. Il primo, in epoca tardo barocca, narra le vicende di Federico Mai (Pier Giorgio Bellocchio), giovane soldato annoiato dall’arme in cerca di riscatto per il fratello gemello, sedotto dalla seducente suor Benedetta (Lidiya Liberman), suicidatosi e sepolto in un cimitero sconsacrato. Il secondo, ambientato in epoca contemporanea, narra l’ostinato tentativo del conte Basta (Roberto Herlitzka) di far desistere un ispettore ministeriale – in realtà truffatore recidivo – ed un ricco magnate russo dall’acquistare il convento al cui interno, da otto anni, egli vive da recluso e che sembra destinato a diventare un centro di recupero per tossicodipendenti o una Spa di lusso.

Due snodi narrativi all’apparenza dissimili, ma accomunati da virtuosismi visivi e contenutistici. Le location sono le stesse: il comune e il convento. Gli attori principali oscillano tra le due epoche interpretando personaggi diversi e conferendo così un’ulteriore continuità storica ed autobiografica. È difatti al figlio Pier Giorgio che vengono affidati i due ruoli principali – il soldato e l’ispettore ministeriale – . Sebbene l’attore non sempre appaia in grado di sobbarcarsi il peso di tale responsabilità, il legame di sangue con il regista, il titolo dell’opera e il contenuto simbolico della stessa sembrano renderlo adeguato. Legame però, che non si instaura solo tra padre e figlio, ma anche tra fratelli. Il suicidio del gemello del Federico soldato altro non è che un richiamo al lutto subito dallo stesso regista anni addietro, mentre al Federico ispettore è affiancata sua sorella Elena Bellocchio.

sangue del mio sangue

Un film fondato sul sodalizio sia parentale sia artistico. Torna infatti Daniele Ciprì alla fotografia – incisiva perlopiù nelle scene d’interno, quasi a rimarcare toni caravaggeschi. Tornano Roberto Herlitzka e Alba Rohrwacher, dopo il successo riscosso rispettivamente per Buongiorno Notte e La Bella Addormentata.

Il culmine d’unicità tra le epoche è, però, conferito da un nesso comune fondato sulla menzogna. Ogni personaggio finge di essere ciò che non è. Il soldato si finge prete, il demonio si finge suora, il conte si finge morto, il truffatore si finge ispettore ministeriale. Per non parlare, poi, degli odierni abitanti di Bobbio, eterni falsi invalidi.

Paradossalmente, la finzione e l’illusione mantengono l’equilibrio. Che si tratti dell’ossessione di scovare il demonio nel cuore di una suora – pur di non negare la salvazione ad un prete peccatore – o del non rinunciare a delle entrate economiche regolari e sicure, ciascuno è disposto a lottare per se stesso e a sottostare al potere che lo governa, divino o terreno che sia. Poco importa che si tratti di streghe o vampiri: a farla da padrone è sempre l’indole umana, da sempre debole e corruttibile.

Print Friendly, PDF & Email
condividi:
   Send article as PDF   

Autore

Dario Ciulla

Lascia un Commento

Continuando ad utilizzare il sito, l'utente accetta l'uso di cookie. Più info

Le impostazioni dei cookie su questo sito sono impostati su "consenti cookies" per offrirti la migliore esperienza possibile di navigazione. Se si continua a utilizzare questo sito web senza cambiare le impostazioni dei cookie o si fa clic su "Accetto" di seguito, allora si acconsente a questo.

Chiudi