Saving the Titanic – IrishFilmFesta 2012

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Saving the Titanic, proiettato all’IrishFilmFesta2012 alla Casa del cinema di Roma, è un film/documentario del regista irlandese Maurice Sweeney che racconta la tragedia del transatlantico affondato il 14 aprile 1912 durante il suo viaggio inaugurale. La storia viene narrata attraverso gli occhi dei macchinisti che lavoravano nelle viscere della nave e che, con eroico spirito di abnegazione, contribuirono a salvare centinaia di vite lottando fino all’ultimo con il mare.

Saving the Titanicdi Maurice Sweeney, Irl/Ger 2012, 90’

Sceneggiatura: Lyall Watson, Colin Heber Percy.

Scenografia: Ray Ball.

Produzione: Tile Films.

Produttore: Stephen Rooke.

Distribuzione: P.B.S. (U.S.A. TV), ZDF Enterprises (Germany TV), History Channel

Direttore della fotografia: Richard Kendrick.

Montaggio: Mick Mahon.

Musica: Steve Lynch.

Interpreti: David Wilmot, Ciaràn McMenamin, Owen McDonnell, Hugh O’Connor, Andrew Simpson, Jonathan Byrne. Narratore: Liam Cunningham.

Nell’immaginario collettivo, il nome del Titanic fa ormai rima con il kolossal hollywoodiano diretto da James Cameron nel 1997. Stavolta però il pubblico deve prepararsi a scendere in un luogo ancora più buio e angusto della cuccetta di terza classe in cui era costretto a dormire il giovane e squattrinato Di Caprio che ha fatto girar la testa alle adolescenti di tutto il globo mentre corteggiava Rose, la ricca passeggera della prima classe. Maurice Sweeney porta la macchina da presa nell’ultimo gradino di quella piramide sociale galleggiante che era il Titanic: la sala macchine. Un luogo tetro e buio dove uomini sporchi e laceri lavoravano a ritmi disumani in mezzo al calore delle caldaie e agli effluvi malefici del carbone. Uomini che contavano ancora meno degli sfortunati passeggeri di terza classe. Uomini che – quei pochi che sopravvissero – si videro bloccare la paga il giorno dopo il naufragio.

Saving the Titanic è forse uno dei pochi film ambientati su una nave in cui il mare si vede poco. L’azione si svolge quasi sempre sottocoperta, davanti alle grandi caldaie, nella carbonaia, nelle cuccette dei macchinisti situate sotto la prua del transatlantico. Vi si narra la storia di un pugno di uomini che, con la piena coscienza del proprio sacrificio, lavorò con disperazione per dar tempo ai passeggeri di mettersi in salvo. Non solo ritardarono l’inabissamento del transatlantico, ma tenendo in funzione l’impianto elettrico permisero l’invio del famoso S.O.S telegrafico e l’arrivo dei soccorsi. Inoltre, evitando il contatto immediato dell’acqua gelata dell’oceano con le caldaie scongiurarono un’esplosione termica che avrebbe aumentato a dismisura il bilancio delle vittime. Agli ordini del capo macchinista Joseph Bell, quegli uomini compirono un’impresa d’inarrivabile eroismo, continuando a lavorare invece di mettersi in salvo, sapendo che la nave sarebbe presto affondata, trascinandoli in fondo al mare.

Il dramma umano del capo macchinista Joseph Bell e del capo fuochista Fred Barrett sembrano voler illustrare allo spettatore l’epoca di cui sono figli: la seconda rivoluzione industriale. La cieca fiducia dell’uomo nelle nuove tecnologie, le condizioni di lavoro così poco “moderne” dei macchinisti, simili agli schiavi dell’antichità, e giustificate dall’entusiasmo e dall’orgoglio che tutti provano nel far parte della grande recita del Titanic.

Il film, come si specifica nei titoli di testa, narra storie romanzate di uomini veri, eroi finiti presto nel dimenticatoio dei grandi numeri. Anche per questo, è stato particolarmente curata la somiglianza degli attori con i veri protagonisti, anche se poco conosciuti, com’è giusto fare quando si portano eroi sullo schermo.

Saving the Titanic può essere definito un documentario drammatico, dato che le vicende romanzate servono quasi da fondale teatrale per il dramma svolto sul palcoscenico della storia. Il tono documentaristico è però mascherato con particolare maestria. Gli inserti di spiegazione tecnica e storica, come quelli sul funzionamento delle caldaie, sulle dinamiche che portarono la nave ad affondare, intervengono sempre nel momento in cui lo spettatore potrebbe non capire, allontanandosi così dalla narrazione.

Summa della storia sono infatti le parole del capo macchinista Joseph Bell, magistralmente interpretato da David Wilmot: «Che cos’è un re, in confronto al mare?»

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Autore

Nicola Salerno

Sceneggiatore e regista. Ha frequentato il Master in Drammaturgia & Sceneggiatura presso l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio d'Amico e si è laureato in Arti e Scienze dello Spettacolo presso l'Università La Sapienza di Roma con una tesi su INGLORIOUS BASTERDS di Quentin Tarantino.

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