Formazioni Simone Pappalardo + Gianni Trovalusci | Sperimentale Teiuq | Sound Collage Phlox + Marco Della Rocca | Arte Sonora Elettroacustica, A/V Ynaktera + BinaryCodedBrain | Elettronica Sperimentale, A/V Dove Scala C – studi Hauser e Voltan, Impellizzeri, Esposito | via Nino Bixio 41, Roma Quando 31 marzo 2014
Il secondo appuntamento di Scala C. ALL, progetto di network del Contemporaneo nel quale artisti ospitano negli studi, dove vivono e lavorano, altri artisti dai diversi linguaggi e poetiche, si è concluso con l’esibizione di quattro formazioni sonore.
Sì, formazioni, non c’è termine migliore per spiegare che non si è trattato di semplici gruppi musicali: dicitura poco adatta e inflazionata per indicare le peculiari performance di Phlox + Marco Della Rocca, o come Ynaktera + BinaryCodedBrain. Lo stesso termine, formazioni, risolve fra l’altro un grosso problema: restituisce ottimamente ciò che si è percepito durante la serata, ovvero formazioni sonore, create dal vivo nella sperimentazione linguistica delle performance di Simone Pappalardo + Gianni Trovalusci o di Teiuq, oltre che ovviamente delle due formazioni già citate sopra.
Fino a che punto l’arte può essere sformata? Le formazioni ascoltate a Scala C.ALL erano sformate, oppure semplicemente è la nostra formazione mentale che non ci permette ci cogliere una forma, uno schema che a volte è più grande di noi. Ciò che nelle improvvisazioni colpisce – tutte le performance della serata in questione erano basate sulla pratica improvvisativa – è la capacità dei musicisti di praticare, materializzare, dare forma alle idee musicali in maniera estemporanea.
Possiamo far finta che la forma non sia importante, ma è difficile pensare che senza essa un contenuto possa esistere. Il 31 sera abbiamo assistito a materializzazioni di concetti tramite forma-zioni estemporanee. Ciò è avvenuto sia nei casi in cui la performance si è basata sul fatto sensazionale come Teiuq e Ynaktera + BinaryCodedBrain, sia nei casi in cui, come quello di Pappalardo e Trovalusci e di Phlox, il performer non sapeva molto di più del pubblico su ciò che stava per accadere: tutti, uditori e musicisti, erano sulla stessa barca nell’esplorazione di un mondo possibile; i musicisti, in quel momento, avevano il compito di tenere ben saldo il timone e aspettare di vedere cosa si prospettasse all’orizzonte.
Esplorare mondi nuovi, possibili realtà, è sempre un esercizio fecondo, soprattutto quando tali mondi sono dentro di noi.