La Compagnia FORMAT 4 ha presentato alla Casa delle Culture un nuovo spettacolo, Sconosciuti, adattamento teatrale del film Une liason pornographique, trattando tematiche assolutamente attuali come le relazioni tra le persone, il sesso ed i tentativi per scacciare la solitudine.
Sconosciuti
regia e adattamento drammaturgico: Igor Grčko
con: Ivan Marcantoni, Isabel Zanni
musiche: Igor Grčko
dove: Casa delle Culture, Roma
quando: 25 e 26 Giugno 2013
Format 4 è una compagnia attoriale formata da allievi ed ex allievi del Centro Formazione Attori fondato da Igor Grčko: non si tratta semplicemente di una compagnia che prepara spettacoli, ma è meglio identificabile come un luogo di studio, di perfezionamento e partecipazione attiva ad iniziative spettacolari e a festival.
Il 25 e il 26 giugno 2013, la Casa delle culture è stata palcoscenico del lavoro di Format 4 presentando una serata sia di cinema che di teatro. La serata è iniziata con la proiezione di due cortometraggi, entrambi realizzati dal regista e dagli attori della compagnia. In copertina, il primo corto, affronta il tema della violenza e dell’abuso sulle donne: in questo caso particolare, si dimostra come tale violazione si possa manifestare sotto l’aspetto non semplicemente fisico ma anche e soprattutto psicologico, sfruttando per esempio una personalità fragile ed i suoi sensi di inferiorità.
Il secondo corto, Il mio manico, sempre legato a tematiche sociali, comportamentali e psicologiche, è ambientato in un ospedale psichiatrico con gli attori che indossano i panni di pazienti affetti dalla sindrome di identificazione con le divinità. È una protesta nei confronti di un’educazione rigida e moralista, sia da parte dei genitori che da parte della chiesa, e delle conseguenze che potrebbero scaturirne se portata all’eccesso.
Dopo la proiezione di questi due lavori, è iniziato lo spettacolo Sconosciuti, un adattamento dal film di Frédéric Fonteyne del 1999, Une liason pornographique. La storia è semplice quanto universale: un uomo e una donna si conoscono attraverso una rubrica di appuntamenti ed iniziano una relazione basata sul sesso. Continueranno a frequentarsi per mesi, incontrandosi nello stesso bar per poi andare nella stessa camera d’albergo senza mai conoscersi veramente, senza mai nemmeno dirsi il proprio nome, rimanendo appunto degli sconosciuti l’uno per l’altra. Fino a quando l’alchimia fisica e quelle ore passate insieme porteranno la donna ad innamorarsi dell’uomo, il quale però preferirà infine smettere la frequentazione.
Un uomo e una donna, dunque, sul palco ed una lunga striscia di tessuto nero da una quinta all’altra che divide, a quasi mezzo busto, i due attori. Un’oscurità dietro la quale si nascondono il mobile di casa dove appoggiare i propri oggetti, lo specchio di fronte a cui prepararsi prima di uscire, il tavolino del bar dove i personaggi si incontrano per la prima volta e dove continueranno a darsi appuntamento, il letto dove faranno prima sesso e poi l’amore, il pavimento della camera d’albergo ricoperto dei loro vestiti ed infine la strada dove sono soliti salutarsi alla fine di ogni incontro. La messa in scena rivela un’attenzione focalizzata sugli attori più che su una scenografia o su particolari movimenti nello spazio. È come se lo spettatore dovesse sempre stare attento a carpire ciò che potrebbe avvenire dietro quel telo nero, come se quella parte negata alla vista di chi guarda fosse allo stesso tempo un invito per continuare a guardare ancora meglio.
Altra caratteristica dello spettacolo sono le luci e la musica: l’intera pièce potrebbe essere suddivisa in brevi scene di qualche minuto, monologhi o dialoghi fra i due protagonisti, ed ognuna di queste scene viene costantemente e brutalmente interrotta da un buio, accompagnato per tutta la sua durata da uno stacco musicale. Funzionale e convenzionale è il buio a teatro per cambiare la scena o per esprimere il passare del tempo ma la ripetizione ossessiva può causarne un effetto negativo: lo spettatore viene catturato nelle parti recitate per poi essere respinto ogni volta che si spengono le luci con il rischio poi di perdere totalmente la sua attenzione.
Gli attori sono ben amalgamati tra loro e in sintonia nel rapporto tra personaggi interpretati ma allo stesso tempo non sempre intensi nei cambiamenti di tonalità nello scorrere dello spettacolo.
In definitiva, la compagnia Format 4 è sicuramente operativa e sempre ricca di idee innovative sia sotto il punto di vista tematico che delle modalità di rappresentazione. C’è da dire, però, che in questo caso è risultato più interessante il lavoro mostrato con i cortometraggi, inediti e, quindi, risultati portatori più evidenti della poetica della compagnia, piuttosto che l’adattamento di un film già conosciuto che, inevitabilmente, genera paragoni da cui non ci si può dissociare.