27 Settembre 1807: accade l’irreparabile. Seicentonovantacinque opere uniche per bellezza, una delle più imponenti raccolte d’arte classica esistenti, abbandonano per sempre l’Italia per andare ad arricchire la collezione di Napoleone I e per costituire una delle gemme del Louvre. Una appropriazione illecita? Un furto criminale?
Niente affatto: una delle più clamorose perdite per l’arte italiana è avvenuta tramite semplice transazione. Un acquisto che l’Imperatore di Francia aveva effettuato presso la collezione privata del cognato Camillo Borghese. E non si pensi che, a causa della parentela tra i due, Napoleone abbia portato a termine l’affare a buon mercato. Anzi. L’Imperatore valutò la collezione una cifra esorbitante, e pagò quanto promesso fino all’ultimo centesimo.
È chiaro. Per Napoleone questa acquisizione rappresentava molto, molto più di una vittoria in guerra. Perché vincendo in battaglia, non poteva che conquistare il presente del popolo sconfitto, il suo territorio, le sue case, le sue donne; ma, con la collezione Borghese, la Francia aveva steso le sue mani sul passato della nostra nazione, un passato glorioso, una storia unica per grandiosità: l’antichità romana.
A distanza di più di due secoli, una selezione di sessanta opere tra le più significative torna ora nella sua prima dimora, la Galleria Borghese, per quello che costituisce senza ombra di dubbio uno degli eventi artistici più importanti dell’anno, impreziosito da un allestimento senza precedenti: queste sessanta opere vengono disposte rispettando la loro originaria collocazione all’interno delle sale del Museo. Un ritorno a casa in grande stile.
Impressionante è l’Ermafrodito dormiente – replica di originale greco del 140-150 a.C. -, sdraiato su un soffice materasso di marmo scolpito dal delicato scalpello di Bernini appositamente per offrire un giaciglio a quel voluttuoso corpo in dormiveglia.
Bacco e Sileno, stravagante assemblaggio di figure e oggetti di epoche differenti, offre alla vista il Dio del caos e dell’ebbrezza in atto di dar sostegno al suo compagno, gonfio di vino.
Di particolare bellezza, poi, il Centauro cavalcato da Amore – epoca di Adriano -: un corrucciato bestione domato dal piccolo esserino che siede sulla sua groppa e che con la sua manina tesa sembra placare e richiamare a sé quella tremenda ira. Amor omnia vincit.
E ancora le tre grazie, eroi ed eroine, gladiatori ed atleti, preziosissimi vasi decorati, piccoli cupidi, bestie e dei. Aggirarsi tra questi marmi stillanti gocce di storia viva, immersi nuovamente nel loro ambiente originario e la cui disposizione ha stravolto l’assetto della Galleria Borghese, è un’esperienza a dir poco sublime.
Può veramente qualcuno definirla soltanto “mostra”?
I BORGHESE E L’ANTICO
Galleria Borghese, 7 Dicembre 2011 – 9 Aprile 2012,
Centauro cavalcato da Amore (epoca di Adriano).