Al Teatro Studio Uno di Roma, Teatro Magro porta in scena Senza niente/1 e Senza niente/2, un’ironica e dissacrante riflessione sul panorama culturale italiano. Con in più la voglia, e la forza, di reagire.
SENZA NIENTE/1 “l’attore” di: Teatro Magro regia di: Flavio Cortellazzi con: Alessandro Pezzali SENZA NIENTE/2 “il presidente” di: Teatro Magro regia di: Flavio Cortellazzi con: Marina Visentini dal 5 al 7 ottobre 2012 Teatro Studio Uno – Roma
Senza niente è qualcosa in più di uno spettacolo teatrale. È, innanzitutto, un progetto. Quattro monologhi che raccontano le figure professionali del teatro. Poi, è un manifesto. C’è un punto di partenza, una constatazione: il teatro italiano è rimasto senza niente. E l’intelligenza e la lucida energia di chi sa farla diventare una riflessione dalla quale partire per reagire.
In Senza niente/1, sulla linea di confine tra finzione e realtà, dove il contrasto tra attore e personaggio è più forte, Teatro Magro avvicina il pubblico a quello che un attore sente. L’attore deve saper fare tutto. Canta, balla, recita, deve far vedere come è bravo e quanto ha studiato. Alessandro Pezzali bravo lo è per davvero, e non solo, semplicemente, per un’abilità performativa sconcertante, ma per la sincerità con la quale riesce a raccontarci la società in cui viviamo senza mai prendersi troppo sul serio. Si rischierebbe l’autoreferenzialità se in ogni “forma-teatro”, di cui si prende gioco, non ci fosse un pezzo della nostra vita, incastrata nel circolo vizioso del come siamo, come ci vedono, come vorremo che ci vedessero. Dopo aver passato in rassegna i vari “teatri”, Teatro Magro parla anche di sé. L’attore, il teatro, è rimasto senza niente. Ma dal niente può rinascere trovando la forza di reagire. Teatro Magro cerca una via, oltre il linguaggio, per esprimersi.
Senza niente/2 “il presidente” è volutamente ripetitivo e verboso, un monologo che ricomincia continuamente, chiaramente bloccato nell’impasse della figura professionale in scena. In bilico tra arte ed economia, refusi e dizione perfetta, paura e intraprendenza, Marina Visentini, il presidente, è bloccata nella zona d’ombra dove persona e ruolo si confondono. L’artista è un cittadino come gli altri? È, quindi, un essere sociale? Appartenere a una categoria rende impossibile comunicare con chi ne è al di fuori? Il presidente, il teatro, continuamente frustrato dal continuo destreggiarsi nei meandri della burocrazia, è, tra le altre cose, rimasto senza soldi. Il sentimento di inadeguatezza – non valgo niente – diventa un’ossessione. Perché continuare? A luci spente, addirittura privati dell’immagine, Teatro Magro accorcia la distanza tra palco e platea ribaltando il punto di vista. È nell’allontanamento che trovo l’amore per le cose che faccio. Lo spettatore non può che fare i conti con la realtà nella quale vive e commuoversi per chi non riesce a fare a meno, nonostante tutto, di continuare.
Senza niente ci regala un nuovo modo di agire in scena, trova nuove forme. Un teatro in fin di vita, privato di tutto, che parte, energicamente, dal nulla al quale è stato ridotto. Che sia, finalmente, una rivoluzione? Restiamo fiduciosamente in attesa degli altri due monologhi, “l’amministratore” e “il regista”.