regia Sergio Rubini con Sergio Rubini e Pier Giorgio Bellocchio suoni G.U.P. Alcaro curatrice del progetto Paola Pedrazzini editor Carla Cavalluzzi foto Marco Delogu scene Gregorio Botta dal 3 al 14 Dicembre Teatro Argot Studio, Roma
Trent’anni dopo la sua prima regia al Teatro Argot Studio, Sergio Rubini torna sul palco dello storico spazio trasteverino insieme a Pier Giorgio Bellocchio con lo spettacolo Una sera Delitto una sera Castigo, ispirato dall’opera “Delitto e castigo” di Dostoevskij.
Il palcoscenico è occupato da un tavolo con due sedie, abiti appesi al soffitto e alcuni tinelli che faranno da sfondo ad una delle scene più commoventi dell’intero spettacolo: la pulizia delle mani del protagonista, Raskol’nikov, immediatamente dopo l’omicidio dell’usuraia Aljona e dell’incolpevole e mite sorella della prima vittima, Lizaveta.
L’intera ora e mezza di spettacolo è incentrata sulla magistrale interpretazione di Sergio Rubini e Pier Giorgio Bellocchio e accompagnata dal sapiente gioco di luci che rende l’atmosfera tetra e profonda, per poi raggiungere il massimo dell’illuminazione nei momenti più coinvolgenti grazie anche dalla musica presente nei momenti di silenzio scenico.
Le vicende del romanzo divengono marginali. Lo scopo primario non è, infatti, rappresentare fedelmente il racconto ma puntare sulle motivazioni che spingono Raskol’nikov a commettere il duplice omicidio. Perché un giovane studente diviene improvvisamente un criminale?
Il nichilismo dell’opera di Dostoevskij è sempre presente nei brani scelti dal regista che riesce a rappresentare compiutamente la decisione di Raskol’nikov che uccide senza motivazioni apparenti. La spiegazione di tale crimine in verità esiste: se non c’è più senso della vita oltre la vita stessa, allora siamo noi a creare qui e ora il senso del presente, con le nostre azioni. Contano solo l’efficacia, l’energia e la volontà di ciò che esprimiamo in qualsiasi modo.
La serata dedicata al delitto si muove tra gli ampi spazi concessi dal romanzo citando anche brani poco noti e rappresentando personaggi marginali, come l’ubriaco Marmeladov, del tutto utili alle ragioni della messa in scena.
L’idea di rappresentare in una serata il delitto e nell’altra il castigo di Raskol’nikov è sintomatica dell’indirizzo che Rubini ha voluto dare al suo spettacolo: una crescita spirituale del personaggio che si macchia del più efferato dei crimini ma che comprenderà infine che soltanto grazie al castigo e alla sofferenza riuscirà a liberarsi del senso di colpa e trovare quella libertà da lui tanto bramata.